L’impasto e la pizza del “Timo”

La storia
…della pizza, la tradizione italiana e la nostra ricetta base.

Insieme alla pasta e al pane, la pizza è sicuramente il prodotto gastronomico italiano più famoso e diffuso nel mondo. Rapida da preparare, economica, nutriente e gustosa, la pizza è un alimento semplice e nello stesso tempo completo ed equilibrato, perfetta per una cena in famiglia, per party e buffet all’aperto o per una semplice merenda.
Il nome di questa famosissima preparazione sembra derivare dalla sua forma, ovvero dal termine “pinsa”, participio passato del verbo latino “pinsere”, che significa” schiacciare, pressare”.
Nata come focaccia di pane con diversi ingredienti di complemento, è sempre stata un cibo per i poveri, a causa della sua estrema semplicità. Con l’introduzione del pomodoro, venuto dalle Americhe, è aumentata la sua popolarità, tanto da diventare il piatto più diffuso a Napoli fin dal XVI secolo. La pizza, nelle forme e nei gusti che conosciamo oggi, si è delineata nel XIX secolo. Secondo la tradizione, in occasione di un viaggio a Napoli della regina Margherita di Savoia, nel 1889, il pizzaiolo Raffaele Esposito ha inventato la “pizza Margherita”, con i tre colori della bandiera italiana: verde (basilico), bianco (mozzarella) e rosso (pomodoro). E’ questa la pizza più popolare e diffusa e da quel momento è nata una tradizione che ha visto numerose varianti (tra cui il calzone, una pizza ripiegata e chiusa), con i contributi dei sapori e delle specialità di ogni parte d’Italia.
È recente inoltre il riconoscimento di immenso prestigio dell’Unesco che ha ottenuto la pizza di Napoli, diventando patrimonio dell’umanità; un bene, insieme all’arte dei pizzaioli, che deve essere tutelato ad ogni costo.
La pizza, già nella sua versione originale, si presenta come un piatto unico, grazie ai carboidrati forniti dalla farina, alle vitamine del pomodoro, alle proteine nobili di origine animale della mozzarella e al giusto apporto di grassi assicurati dall’olio d’oliva extravergine. Se poi a questi ingredienti base si aggiungono come condimento delle verdure, grazie ai sali minerali e alle fibre fornite da queste ultime si può affermare di essere di fronte a una preparazione perfetta dal punto di vista dell’equilibrio dietetico.
La pizza napoletana è quella più famosa, con i bordi alti e morbidi, ma altre tradizioni italiane hanno prodotto tipologie diverse: pizza sottile e croccante, pizza al taglio, pizza alla pala. Gli ingredienti sono gli stessi, ma la forma e la modalità di cottura conferiscono un sapore diverso alle varie pizze. Inoltre, negli ultimi anni, per venire incontro alle esigenze e ai palati più diversi, molte pizzerie stanno sperimentando impasti con farine integrali, di solina, senza glutine, al kamut e così via.

Preparare una buona pizza è un’arte, che si esprime nella bontà dell’impasto di base oltre che nella qualità degli ingredienti che la condiscono.

La nostra pizza ha una preparazione base veloce e facile da realizzare. Come da tradizione il nostro impasto prevede l’utilizzo per ogni chilogrammo di farina 0 (di nostra produzione), di 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva, 5 gr di lievito, 5 dl di acqua tiepida e 10 gr di sale e miele.
Dopo aver preparato il lievito in una terrina e averlo fatto sciogliere nell’acqua tiepida, si aggiunge la farina a pioggia e la si amalgama un poco, quindi si unisce l’olio, il sale sciolto in un poco di acqua a temperatura ambiente e si lavora il composto fino ad ottenere un composto liscio, omogeneo ed elastico; si formano quindi, dei panetti da circa 250 grammi, si distribuiscono su una teglia ben infarinata, si cospargono di farina anche le palline formate, si coprono con un telo e si fanno lievitare per almeno 3 ore a temperatura ambiente (22° circa). Trascorso questo tempo, se si ha la possibilità, si può decidere di cuocere direttamente nel forno a legna (come nella nostra cucina!), oppure si stende direttamente il panetto su di una teglia ben oleata e, una volta condita a proprio piacimento, cuocerla nel forno, rigorosamente statico (altrimenti tenderà ad asciugarsi troppo con quello ventilato), con una temperatura di circa 250°.

Forno a legna

La cottura del forno a legna ovviamente è una cottura molto veloce, direttamente sulla pietra cuoce in circa 5 minuti, mentre nel forno comune che abbiamo in casa il tempo previsto è di circa 20 minuti. Se posso darvi un consiglio, per evitare una secchezza eccessiva della pasta, si può tenere per 15 minuti nel forno accesso e già a temperatura, una teglia con 1 litro di acqua, che evaporando renderà umido l’ambiente, togliendola appena prima di infornare la pizza.
La nostra pizza ha un gusto semplice e ricco allo stesso tempo, fragrante, delicato e genuino grazie soprattutto alle materie prime che utilizziamo, provenienti direttamente dalle nostre produzioni.
La pizza che ci rappresenta in assoluto ovviamente è la Pizza Timo, con una base di pomodoro (condito con olio extravergine di oliva, sale, pepe e origano) e porcini, una volta impiattata poi si cosparge con del timo fresco. Prodotti esclusivamente tipici della nostra terra che donano alla pizza un profumo estasiante.

Provate il nostro impasto e fateci sapere cosa ne pensate!

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Nuovo menù, più vegetariano, meno glutine, sempre più biologico.

Senza lattosio

Sia i ristoranti che i consumatori sembra si siano stancati della parola “biologico“, in gran parte perché la parola è stata usata eccessivamente e si è molto ridotta rispetto al suo significato che rimane, tuttavia, un simbolo di un’alimentazione sana e desiderabile.
Ma non basta parlare di biologico per fare affermazioni etiche nei menu dei ristoranti, oltre ad affermarlo lo si deve praticare davvero. Produrre ortaggi in un orto biologico è alla portata di tutti, ma garantire per gli ingredienti utilizzati per preparare i piatti del ristorante è un’altra cosa.
Quando si producono direttamente i propri ingredienti però, è tutta un’altra cosa. In questo caso si ha la garanzia di genuinità.

Vegetariano

Ascoltiamo molto le opinioni dei nostri clienti, e sempre più di voi stanno mostrando interesse per stili di vita sia biologici ma anche vegetariano, senza glutine, e non solo.
Siete in molti ad aderire a questi modelli alimentari, sia spinti da considerazioni ideologiche, di necessità, o soltanto perché ritenete che sono diete particolarmente efficaci e salutari.

E se c’è qualcosa che possiamo fare per migliorare la qualità del nostro cibo, lo facciamo e nessun costo è proibitivo.

Con questo presupposto abbiamo inserito moltissime pietanze vegetariane, senza glutine, alcune anche senza lattosio e vegane. Antipasti, primi, secondi

Senza Glutine

, piatti unici e anche i dolci! Produciamo direttamente gli ingredienti che utilizziamo, dal grano usato per la pasta e la pizza, le uova, gli ortaggi, i nostri allevamenti. Quello che non produciamo lo riceviamo dalle fattorie del posto. Abbiamo fondato con loro una rete di fattorie, le “Green Farms”. Facendo abbiamo così una garanzia senza precedenti sulla provenienza e la genuinità di tutto quello che mettiamo sulla nostra tavola. Stiamo anche lavorando per aumentare la disponibilità di farine, come quella di grano saraceno, di ceci, integrale.

Con il nuovo menù vogliamo continuare ad offrire cibo genuino e salutare, abbiamo rielaborato le ricette dei nostri

Vegano

piatti e siamo arrivati a preparare 18 portate senza glutine, di cui 11 senza lattosio e 8 totalmente vegetariane mantenendo invariata la nostra abitudine ad utilizzare solo ingredienti freschi.

Vi spieghiamo anche come le prepariamo! Scorrendo il menù, potrete leggere le ricette che utilizziamo per preparare i nostri piatti.

Nel nuovo menù, disponibile anche online, sarà facile capire quali pietanze fanno al caso vostro, potrete affidarvi ad alcuni semplici simboli di riconoscimento da seguire.

Cuciniamo genuino, coltiviamo biologico

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Come riconoscere il miele di qualità

Il miele è un prodotto alimentare antinfiammatorio così saporito quanto sano.

Secondo l’ultimo studio del 2016 della Commissione sull’attuazione dei programmi a sostegno dell’apicultura, l’Europa è il secondo produttore al mondo di miele e in Italia vengono prodotti 23.000 delle 250.000 tonnellate di miele che si producono in tutta l’UE.

Noi, con le nostre 90 arnie (circa) contribuiamo a produrre circa 1500 Kg di miele all’anno.

Se in termini percentuali aumenta il numero delle colonie di api, diminuisce invece (-4%) quello degli allevatori.
In particolare la Commissione Ue rileva tra gli elementi critici il peggioramento delle condizioni di produzione, l’aumento dei costi di produzione e la crescita delle importazioni di miele a basso costo dai paesi terzi creano una situazione di sempre maggiore concorrenza.
Rispetto agli altri Paesi europei il consumo di miele in Italia è comunque molto basso, se si considera che la media europea è intorno ai 700 grammi e i tedeschi e i greci consumano ogni anno oltre un chilo di miele.
Fuori dall’europa, questo dolce nettare è l’esportazione più importante di diversi paesi come ad esempio Cuba, davanti a zucchero e caffè, secondo l’ONU. A Cuba, il miele è apprezzato per il suo valore culinario, medicinale e spirituale. Quando ordinate il caffè qui all’Avana, il miele viene spesso presentato insieme allo zucchero. Questa pratica risale alla lotta per l’indipendenza del 1860, quando la produzione di zucchero è stata ridotta, e il popolo cubano ha da tempo riconosciuto i benefici per la salute del miele rispetto allo zucchero.

Sempre secondo il rapporto, nel nostro paese è stato rilevato un aumento nell’importazione del miele prima dalla Romania (che ne produce 34.999 tonnellate) e poi dalla cina (primo produttore mondiale di miele).

Tali importazioni stanno generando un divario di mercato per via dei prezzi più bassi rispetto al miele prodotto in Italia.

In generale il prezzo del miele è in forte ascesa dal 2001 ed è raddoppiato nel corso degli ultimi 7 anni (come viene rilevato da questo rapporto della UNA_API del 2014). Sembra che anche questo fattore, unitamente all’aumento della domanda interna, stia agevolando l’importazione da altri paesi. A causa della diversa regolamentazione sulla tracciabilità e sulla valutazione qualitativa dei paesi esteri di produzione (a volte inestistente) la stessa qualità del miele prodotto all’estero viene costantemente messa in discussione.

La qualità del miele

A fare la qualità del miele concorrono numerosi aspetti ed i primi elementi di qualità sono la genuinità e la salubrità del prodotto. Secondo la legge Italiana, è considerato miele solo il prodotto che sia fatto dalle api a partire da nettare o da melata: non esistono, in altre parole, mieli “artificiali” o fatti con lo zucchero; prodotti del genere non possono essere legalmente commercializzati.
Niente conservanti, quindi, non ce ne sarebbe bisogno, ma neanche coloranti o aromatizzanti: l’aroma e il colore del miele sono quelli che gli derivano dalle piante bottinate dalle api.
Tra i prodotti alimentari il miele è anche uno di quelli che può dare maggiori garanzie riguardo alla presenza di eventuali residui di sostanze estranee: anche in questo caso è la legislazione, con norme restrittive, a fare da guardiana alla salute pubblica, ma è la sua stessa natura ad assicurare la necessaria salubrità.

Un tema diverso invece è quello che riguarda “le miscele” di miele che sono un mix di diverse tipologie di miele che servirebbero, tra le altre cose, a mantenere il miele in forma liquida.

Come riconoscere mieli di qualità

Un criterio di qualità, è la buona conservabilità del prodotto, che è collegata a un basso contenuto d’acqua. In questo caso è l’apicoltore, o comunque chi commercializza, a selezionare i mieli in modo da garantirne la qualità sotto questo punto di vista. La legge, in questo caso, è molto permissiva, ma è anche interesse del produttore non mettere in commercio prodotti che rischiano di fermentare proprio per la presenza di acqua. I mieli fermentati si riconoscono facilmente già dall’aspetto schiumoso, con bolle di gas inglobate ed un’eventuale separazione tra la componente liquida e quella solida.

Separazione in fasi

Un sintomo di invecchiamento e di conservazione a temperatura eccessivamente elevata è la separazione di fasi, cioè l’evidenziazione di uno strato di miele liquido alla superficie del prodotto cristallizzato.

Il processo di cristallizzazione è un processo naturale ed avviene per diversi fattori.
Il primo è il rapporto fra glucosio e acqua. Tutti i mieli sono costituiti da circa un 18% di acqua. In quest’acqua è disciolto il 70% circa di zuccheri monosaccaridi (fruttosio e glucosio) in percentuali a loro volta variabili. Si tratta quindi di una soluzione sovrassatura, ossia una soluzione nella quale la concentrazione del soluto (gli zuccheri) supera quella che il solvente (l’acqua) può contenere stabilmente, sicché il glucosio tenderà a separarsi dal solvente precipitando sottoforma di cristalli.
Un secondo fattore che consente la cristallizzazione è il rapporto fra fruttosio e glucosio. Se il fruttosio predomina sul glucosio banalmente il miele tenderà a rallentare il processo di cristallizzazione restando a lungo liquido (si pensi al caso dell’acacia o del castagno).
Al contrario, mieli nei quali la percentuale di glucosio è più alta (ad esempio gli agrumi e molti millefiori primaverili, il trifoglio, il girasole, timo, santoreggia etc.) avranno rapidi fenomeni di cristallizzazione. Naturalmente l’innesco della cristallizzazione avviene già nel momento dell’estrazione a freddo del miele, che agitando i cristalli ne facilita lo sviluppo, ma possiamo anche dire che la cristallizzazione è accelerata dalle basse temperature.

Cosa fare quando il miele si è cristallizzato?

Si può certamente riscaldarlo, anche a bagno maria, o più semplicemente tenendolo per qualche minuto fra le mani e rimescolandolo con un cucchiaio, o ponendolo per pochi minuti a contatto con una fonte di calore come un termosifone. In alternativa basta metterlo in freezer quando è ancora liquido, per bloccare la precipitazione dei cristalli.
Noi preferiamo consumarlo così come si presenta.
Infatti, anche i prodotti che hanno subito dei trattamenti termici devono essere considerati impoveriti rispetto agli equivalenti non riscaldati. E’ meglio diffidare quindi dei prodotti che vengono presentati allo stato liquido in una stagione in cui sarebbe lecito immaginarli già cristallizzati, a meno che non si tratti di robinia (acacia), castagno o melata: con ogni probabilità sono stati rifusi.
E’ bene ricordare che sia la fusione che la pastorizzazione non hanno alcuno scopo igienico-sanitario e danneggiano irreparabilmente il prodotto, distruggendone la carica enzimatica.

Il miele e le sue proprietà benefiche

Miele di acacia

Sin dai tempi antichi il miele è diventato il concetto di cibo come medicina. Per i Sumeri oltre 4.000 anni fa per il suo uso come unzione e medicina. Il miele contiene vitamina C, complesso vitaminico B e minerali chiave come ferro, calcio e magnesio.

Il miele è ricco di proprietà antiossidanti e antinfiammatorie.

È stato dimostrato che il miele riduce l’infiammazione, ad esempio COX-2. Contiene molti potenti composti anti-infiammatori chiamati flavonoidi, come la quercitina.
Il miele è un alimento base nella medicina tradizionale e è naturale.
Tra le principali proprietà riconosciute al miele, ricordiamo:
1) Sedativo della tosse
Secondo gli studi effettuati da parte degli esperti della Tel Aviv University, il miele può essere considerato come un sostituto dei comuni sciroppi per la tosse e somministrato la sera prima di coricarsi nella dose di un cucchiaino, come se si trattasse di un vero e proprio farmaco. I medici hanno potuto rendersi conto nel corso di una simile sperimentazione di come esso possa essere realmente efficace nel sedare la tosse, senza bisogno di ricorrere ad altri medicinali.
2) Proprietà antibiotiche
Le proprietà antibiotiche del proprietà antibiotiche del miele applicato sulla pelle per uso topico erano ben conosciute da parte della medicina naturale tradizionale, ma furono presto dimenticate da molti con l’arrivo della penicillina e di pomate farmaceutiche per la cura di ustioni ed abrasioni. Secondo uno studio effettuato in Nuova Zelanda, il miele, con particolare riferimento alla varietà “Manuka”, conterrebbe una quantità di perossido di idrogeno che ne renderebbe benefica l’applicazione come antibiotico e disinfettante su piccole lesioni della pelle.
3) Proprietà antinfiammatorie
Tra le proprie numerose caratteristiche ritenute benefiche per la salute, il miele presenta inoltre delle proprietà antinfiammatorie che rendono la sua applicazione adatta in caso di punture di insetti, con particolare riferimento alle punture di zanzara. Le proprietà antinfiammatorie del miele permetterebbero infatti di alleviare il prurito ed il rossore provocato dal contatto degli insetti con la nostra pelle.
4) Contenuto di antiossidanti
Il miele è considerato come un alimento funzionale ricco di polifenoli, degli antiossidanti naturali che possono aiutare il nostro organismo nella prevenzione di numerose malattie e nel rallentare i processi di invecchiamento che lo coinvolgono con il trascorrere del tempo. Il miele è ritenuto in grado di proteggere l’organismo umano dall’azione svolta dai radicali liberi e di giovare inoltre alla salute del cuore.
Bisogna tuttavia tenere conto di come alcuni pediatri preferiscano vietare che venga somministrato miele ai bambini di età inferiore ad un anno per i pericoli legati alle infezioni della tossina botulinica.

In sintesi, il miele merita di entrare tutti i giorni nelle nostre tavole ma è importante assicurarsi che sia di buona qualità.

Puoi acquistare il nostro miele qui

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L’orto biologico

Per “orto biologico” si intende proprio un insieme di ortaggi coltivati senza uso di concimi chimici o diserbanti. Affinché un orto possa definirsi tale non basta, coltivare le verdure evitando di aggiungere diserbanti, ma è anche necessario che tutte le fasi colturali siano realizzate con metodi “biologici”. Le piante dell’orto biologico devono nascere ed essere messe a dimora, concimate, rinvasate e diserbate ricorrendo a metodi naturali o a tecniche manuali. Le nostre piante orticole prevedono, infatti, sin dalla germinazione del seme (proveniente da processi biologici e biodinamici) un naturale processo di crescita biologico. I concimi dovranno, quindi, comprendere esclusivamente fertilizzanti organici, come stallatico maturo, compost, torba, pollina e simili, mentre la lotta a parassiti e piante infestanti dovrà essere fatta ricorrendo a sostanze esistenti in natura o alla rimozione manuale. Gli insetti ed i parassiti vegetali vanno combattuti esclusivamente con sostanze a base di rame e zolfo (e con le giuste dosi), composti chimici già esistenti in natura. Nella maggior parte dei casi, però, la coltivazione di un orto biologico va fatta escludendo qualsiasi sostanza chimica.

Le regole di un buon orto “bio”

Oggi si fa un gran parlare di orto biologico, di “verdure fai da te a chilometro zero”. Ma cosa rende un orto veramente biologico?
– Utilizzare soltanto concimi biologici come letame, torba, compost.
Selezionare esclusivamente semi e piantine naturali (per intendersi, evitare tutti quelli che nella confezione o nella bustina recano la scritta “Ibrido”
Utilizzare la tecnica della “rotazione degli ortaggi”, che differenziando ogni stagione il tipo di coltura su un determinato spazio, consente sia l’arricchimento naturale del terreno con elementi differenti sia la non proliferazione di specifici parassiti
Proteggere il proprio orto, al di là dell’ampiezza, con apposite barriere naturali che impediscano l’accesso ad animali dannosi
– Utilizzare insetticidi naturali a base di rame o zolfo
Divieto assoluto di erbicidi, pesticidi, fertilizzanti chimici

Suggerimenti Utili

Dopo aver acquistato le piantine biologiche
Ogni anno ha le sue stagioni e non sempre l’acquisto delle piantine e la relativa messa a dimora coincide con la stagione ideale per iniziare la coltivazione. Per evitare di compromettere il raccolto ti diamo 3 piccoli suggerimenti da seguire:
Acquista subito le piantine
Se è vero che bisogna sempre attendere la stagione giusta per avviare le coltivazioni, è anche vero che attendendo troppo si rischia di inoltrarsi troppo in stagione e di non raccogliere i frutti. Acquistando subito le piantine orticole potrai disporre di piante con una crescita adeguata e pronte ad essere messe a dimora. Fai però attenzione a proteggerle dal freddo e dalle intemperie.
Proteggi le tue piantine
Dopo aver acquistato le piante, puoi scegliere di metterle a dimora e proteggerle con una “mini serra a tunnel” oppure “mantenerle” in una semplice “serra da balcone” fino a quando non deciderai di trapiantare. In entrambi i casi potrai giovare della continuazione di crescita anche in periodi con meteo non ideale.

Fai però attenzione a tre fattori:
a) la serra non deve mai superare i 25° di temperatura, quindi dovrai areare sempre durante le ore più calde
b) se utilizzi una serra da balcone evita di disporla in un luogo eccessivamente assolato
c) mantieni sempre un’umidità adeguata (50-80%) innaffiando regolarmente. La soluzione migliore è adottare una serra a tunnel (anche se fai da te) in modo da permettere un’areazione naturale tenendo aperti i due lati delle testate.

Il Trapianto.

La fase del trapianto è molto importante e viene spesso sottovalutata. Le piantine sono già “acclimatate” ma potrebbero subire uno stress sia per effetto di cambi repentini delle temperature ma anche per un errato trapianto nel terreno. Per mettere a dimora la piantina assicurati di:

a) porre il terreno fino a 1 cm al disopra il colletto della pianta

b) crea una zona di raccolta d’acqua intorno al colletto in modo da mantenere la zona alla base della pianta sempre umida . Ti suggeriamo inoltre di valutare sistemi di pacciamatura per evitare la crescita di erbe infestanti ricorrendo, ad esempio, all’uso della pacciamatura con la paglia.

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La pecora alla cottora

Un piatto semplice ma dalla lunga preparazione e dal sapore unico
5h 30′
Media
Dosi per 6/8 persone

INGREDIENTI

10 kg. di Pecora
3 lt. Acqua
2 lt. Vino bianco
1 lt. olio
2 kg. di pachino
2 cipolle
3 carote
6 spicchi di aglio
4 foglie di salvia
6 foglie di alloro
1 rametto di rosmarino
2 gambi di sedano
Sale q.b.

 


di Andrea Ciofani

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PREPARAZIONE

La Pecora alla Cottora è un piatto semplice ma dalla lunga preparazione e dal sapore unico. Nella marsica viene detta “la pecora ajio cotturo”.
Cenni storici del piatto
TreppiediLa “cottora” e’ il paiolo (pentolone in rame) degli antichi pastori retto da un treppiede e da una catena con gancio che viene posto sopra il fuoco di legna; era utilizzato durante la transumanza ed oggi è presente in molte case come cimelio delle generazioni passate. Ovviamente, oggi non viene più utilizzato e nel caso nostro utilizziamo pentole in alluminio oppure in acciaio.

In passato, durante le transumanze, venivano utilizzati i capi azzoppati, i più malandati, le pecore “sterpe”, cioè sterili. La preparazione avveniva all’aperto, come ancora oggi in alcune rievocazioni e feste celebrative della transumanza.
La ricetta della pecora “alla cottora” affonda le sue radici nella tradizione pastorale (alcuni cenni si ritrovano dal Regno di Napoli del 1597).

La ricetta
In passato, prima della lessatura le carni venivano lasciate a marinare per una notte insieme alle erbe aromatiche raccolte durante il cammino (in transumanza), poi si provvedeva alla bollitura per diverse ora fino a quando la carne non diventava tenera.
In generale il procedimento di preparazione prevede la lessatura della carne in acqua bollente, schiumando le impurità, poi va scolata, sciacquata di nuovo in acqua calda e nuovamente scolata, per poi essere rosolata in olio con tutte le spezie e gli odori. La ricetta originale non prevede pomodoro, ma secondo i gusti si può aggiungere la salsa per renderla ancora più “saporita“.
Riassumendo quindi: Tagliate la carne a pezzi non troppo grandi ed eliminate le parti troppo grasse. Utlizzando due pentoloni che possano contenere la pecora tagliata, mettete dentro uno dei due pentoloni i pezzi, qualche foglia di alloro e versate l’acqua (non salate) che dovrà coprire il tutto, accendete e fate cuocere da quando bolle 4 ore circa aggiungendo acqua calda man mano che servirà. Mescolate spesso e con l’aiuto di uno scolino eliminate il grasso (in forma di schiuma) dalla superficie dell’acqua.

Durante la bollitura, nell’altro pentolone, aggiungete il vino bianco, l’acqua i pachino tagliati in due, il sedano tagliato a pezzi , l’olio d’oliva, la cipolla tritata, le carote tagliate a rondelle, l’aglio, la salvia, il rosmarino e le foglie d’alloro e il sale q.b.
Al termine delle 4 ore spegnete e scolate i pezzi di carne e versateli dentro l’altro pentolone, dove avete già preparato la salsa per aromatizzare la carne. Fate cuocere il tutto a fuoco lento da quando bolle per un’ora.

Lasciate riposare per una ventina di minuti e servite in ciotole di coccio.

LE VARIANTI DEL TIMO
Ovviamente noi aggiungiamo il timo che dona un gusto fresco ed aumenta l’aroma del piatto. Serviamo su di un piatto per prime portate in modo che il sugo di cottura possa essere gustato fino in fondo…
Potrete utilizzare il sugo di cottura per condire della pasta come delle mezze maniche o delle fettuccine, aggiungendo del pecorino e del peperoncino.
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Pasta fresca

Pasta fresca all’uovo e come nascono i nostri primi piatti

La pasta fresca
La pasta fresca

I primi piatti asciutti di pasta fresca, detti anche farinacei, si ottengono principalmente dalla lavorazione di farine ricavate dai cereali, e, fra tutti i farinacei, la pasta occupa un ruolo importante nella cucina italiana; non esiste infatti regione che non annoveri tra le proprie specialità almeno un primo piatto di pasta.

Questa importanza deriva dal fatto che, nell’alimentazione delle società rurali e povere, il piatto di pasta costituiva la parte fondamentale di un’unica portata; le paste infatti venivano condite con il sugo della carne o del pesce, oppure semplicemente abbinate a verdure e legumi (combinazione tipica della dieta mediterranea e nutrizionalmente corretta).
Le paste alimentari si possono classificare in paste secche, fresche (all’uovo o di grano duro), ripiene e gratinate.
Il nostro ristorante all’interno dell’agriturismo produce esclusivamente pasta fresca all’uovo, e paste ripiene, soprattutto negli eventi organizzati per banchetti, quali cerimonie e feste organizzate.
La nostra pasta fresca è un impasto ottenuto da una farina di grano tenero e di semola, prodotti dal nostro agriturismo e macinati dal vicino mulino Amiconi di Magliano dei Marsi, lavorato con uova di nostra produzione, grazie alle galline presenti nel pollaio che giornalmente producono circa una trentina di uova, consentendo così alla brigata della cucina di preparare piatti unici, freschi e genuini.

Le uova prodotte in casa

Essendo una pasta fresca, la nostra pasta non viene sottoposta al processo di essiccazione e la sua umidità può raggiungere anche il 30%, e viene conservata nelle nostre celle frigorifere per un massimo di cinque giorni, garantendo la freschezza del prodotto ogni settimana.
Le farine che utilizziamo, come già detto di nostra produzione, hanno delle caratteristiche particolari, e delle specifiche proprietà reologiche, che durante l’impasto, la lievitazione e la cottura sono fondamentali per la riuscita dei nostri prodotti. Ovviamente oggi parliamo della produzione della pasta all’uovo, ma non dimentichiamo che siamo produttori per uso ristorativo anche di pane, pizza e dolci (argomenti che tratteremo successivamente).

La nostra farina

Queste farine hanno una forza media (160-250W), permettendo un uso generico nella nostra cucina, grazie alla necessità media di liquidi che riescono ad assorbire (uova per pasta e dolci, acqua e olio per pane e pizza), dando così agli impasti specificità importanti quali: elasticità, estensibilità, tenacità e viscosità.
Secondo la nostra tradizione l’impasto prevede l’utilizzo di farina e uova pari 1:1.

Cosa vuol dire?

Noi, per i nostri impasti utilizziamo un uovo per ogni ettogrammo di farina. Questo tipo di impasto è utilizzabile per tutte le paste lunghe, le lasagne, i maltagliati (che nel nostro ristorante sono meglio conosciuti come Pezze, nell’esclusiva ricetta delle “Pezze del Timo”, che sono tra l’altro uno dei nostri piatti principi e più amati), e paste corte come i quadrucci. Per le paste ripiene invece (quali ad esempio: i ravioli, i cannelloni, gli agnolotti), l’impasto per essere ben lavorato, e soprattutto per evitare che si asciughi durante la preparazione, si lavora con un liquido maggiore affinché non risulti troppo duro evitando così la rottura durante la cottura.
L’impasto come vi ho anticipato è molto semplice, la cosa più importante però è la sua lavorazione.

La spianaoia

Una volta amalgamati per bene gli ingredienti, bisogna infatti lavorare con il palmo della mano la pasta per almeno 10 minuti in modo molto energico, infarinando di tanto in tanto la spianatoia (ovviamente di legno 12). Al termine della lavorazione l’impasto risulterà liscio ed omogeneo, abbastanza consistente ed elastico. Prima della stesura però l’impasto avrà bisogno di riposare per circa 20 minuti, coperto da una pelli

 

cola o comunque al riparo dall’aria, per evitare che si crei una crosticina fastidiosa poi per la stesura della pasta stessa. Al momento di dare il formato che si desidera, la pasta dovrà risultare né troppo morbida (perché tenderebbe ad attaccarsi) né troppo secca (perché tenderebbe a rompersi). Una volta che avete “tirato” la vostra sfoglia con il mattarello (operazione che richiede forza e abilità manuale) dandovi una sfoglia più rugosa, riuscendo tra l’altro a trattenere meglio il condimento, o con la sfogliatrice (che semplifica e velocizza il vostro lavoro); tagliate o modellate la pasta a seconda delle vostre necessità. Ricordatevi però che questa va lasciata ad asciugare senza sovrapporla, altrimenti attaccherebbe, e per evitare che si attacchi la si può cospargere con un po’ di farina. Queste sono delle piccole accortezze, ma che vi daranno degli ottimi risultati.
La pasta all’uovo già di per sé è ottima se presentata nei modi usuali, con condimenti anche molto semplici, come un sugo al basilico fresco, con delle erbe aromatiche (come ad esempio i nostri Tagliolini alle Erbe, che sono un bel mix di odori e sapori unici ed energici), o semplicemente con un condimento semplice di burro e parmigiano; ma raggiunge la sua massima succulenza quando in essa racchiude uno di quei ripieni che danno vita a piatti incredibilmente ricchi di fantasia e gusti squisiti, come i ravioli, i cannelloni, gli agnolotti, i tortellini con farce che possono essere a base di carne, formaggio, verdure o pesce; nel nostro caso prediligiamo i ripieni di formaggi, carni e verdure che sono di nostra produzione!
Non vi resta che provare i nostri accorgimenti e soprattutto venire a provare i nostri primi piatti di pasta all’uovo!

di Federica Iannola

 

Vi aspettiamo!

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La Diplomatica

Servitela intera opure tagliata in pezzi rettangolari o quadrati!
1h 30′
Media
Dosi per 6/8 persone

INGREDIENTI

Ingredienti per la base:
230 gr di Pasta sfoglia rettangolare
150 gr di Zucchero
75 gr di Farina 00
75 gr di fecola di patate
5 uova
1 baccello di vaniglia
1 pizzico di sale
Per la crema diplomatica
250 ml Latte intero
180 ml di Panna fresca
75 gr di Zucchero
25 gr di farina 00
20 gr di Zucchero a velo
3 Tuorli
1/2 Baccello di vaniglia
Per la Bagna:
200 ml Acqua
100 gr di Zucchero
20 ml Rum


di Giusy Pietrangeli

PREPARAZIONE

Iniziamo preparando il Pan di spagna:
Dividete gli albumi dai tuorli e sbattere questi ultimi con metà dello zucchero per ottenere un composto spumoso e gonfio.
Sbattete a parte gli albumi, aggiungete lo zucchero rimasto e unite gli albumi ai tuorli sbattuti precedentemente.
Aggiungete la farina, i semi di una bacca di vaniglia e la fecola di patate setacciate insieme.
Imburrate e infarinate uno stampo rettangolare delle dimensioni di 26X20 e versate l’impasto nello stampo.
Infornate a 180° per 35/40 minuti.
Estraete lo stampo dal forno e fate raffreddare il pan di spagna.
Per la crema diplomatica iniziate con la crema pasticcera: riscaldate il latte in un pentolino con la metà di una bacca e versate il latte riscaldato sul composto a filo, amalgamando con la frusta.
Riportate il composto sul fuoco e mescolate continuamente fino a che la crema non si sarà addensata. Trasferite la crema pasticcera in una ciotola e fatela raffreddare, conservandola con un foglio di pellicola a contatto.
Passate alla crema Chantilly:
Versate la panna, ben fredda, in una planetaria e montatela, quando la panna avrà raggiunto una consistenza corposa, aggiungete lo zucchero a velo setacciato e amalgamatelo alla panna, mescolando con una spatola.
Quando la crema pasticcera sarà completamente fredda, unite la crema chantilly e stemperate le due creme con una frusta, fino ad ottenere una massa spumosa, liscia e omogenea.
Ora dedicatevi agli strati di sfoglia:
Stendete con un mattarello la pasta sfoglia già pronta e ricavate due rettangoli delle dimensioni poco più piccole di quelle del pan di spagna.
Trasferite i due rettangoli su una leccarda ricoperta di carta forno e bucatele con i rebbi di una forchetta.
Cospargete di zucchero a velo e passatele al forno statico a 180° per 12/13 minuti.
Preparate ora la bagna:
Mettete l’acqua e lo zucchero in un pentolino e fate sciogliere bene il tutto, quando avrete ottenuto uno sciroppo denso, spegnete il fuoco e aggiungete il rum.
Potete ora comporre la torta diplomatica:
ponete su un piatto da portata una delle due sfoglie e cospargetela con la crema diplomatica.
Prendete ora lo strato di Pan di spagna e adagiatelo sulla crema per formare il secondo strato, bagnate abbondantemente il Pan di spagna con la bagna al rum, quindi cospargetelo con uno strato di crema diplomatica.
Terminate ora con l’ultimo strato di sfoglia, cospargete abbondante zucchero a velo ed ecco pronta la vostra torta diplomatica.

LE VARIANTI DEL TIMO
 
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Le tecniche della concimazione: dal biologico al fai da te

Concime biologico
Concime biologico

Si dicono concimi quelle sostanze, naturali o artificiali, che per la loro composizione chimica sono capaci di conferire al terreno agrario un più alto grado di fertilità, sia che lo arricchiscano di materiali nutritivi originariamente assenti o in difetto, sia che ad esso restituiscano il materiale sottratto da precedenti raccolti.

La concimazione è un’operazione che riveste una notevole importanza nella massimizzazione della produttività delle nostre coltivazioni. Essa è quindi da ritenersi un’operazione indispensabile se vogliamo sfruttare al meglio le potenzialità del terreno destinato alla produzione delle nostre colture.

I concimi si trovano di molti tipi e di differenti utilizzi. L’industria chimica svolge un ruolo preminente per la produzione di fertilizzanti di sintesi. Tuttavia, negli ultimissimi anni c’è un certo ritorno all’uso di “stallatici” o prodotti che hanno come base di lavorazione i materiali organici provenienti dall’agricoltura; la gran parte delle produzioni agricole sfrutta l’abbinamento di fertilizzanti di tipo chimico e biologico, anche se, se un terreno viene concimato in modo adeguato tramite concimi organici, può non essere necessario il ricorso a concimi chimici.

Possiamo catalogare i concimi i nostri fertilizzanti in due categorie: i concimi organici (biologici) e concimi chimici (sintetici).

Il concime chimico è un prodotto artificiale di sintesi  penetra direttamente nella pianta tramite un processo di osmosi sfruttando il principio della differente concentrazione tra il terreno e le radici; i concimi chimici non contengono tutte le sostanze minerali presenti in natura nel terreno inoltre alterano la composizione del terreno.

Il concime organico, a differenza di quello chimico, nutre il terreno che diventa sempre più fertile; il contenuto completo di sostanze nutritive nutre i microrganismi presenti nel terreno, non si ha quel passaggio forzato del fertilizzante chimico dal terreno alla pianta, questo apporta notevole miglioria alle caratteristiche fisiche e biologiche del suolo. Inoltre forniscono direttamente alle piante dei Sali Minerali indispensabili per una corretta crescita contenendo spesso tutti gli elementi nutritivi di cui le piante hanno bisogno, le quali richiedono, come conseguenza, un utilizzo decisamente inferiore di prodotti antiparassitari e pesticidi.

Possiamo generalizzare che il fertilizzante sintetico permette la crescita della pianta, ma la rende incompleta e ne varia la resistenza stessa, diminuendo la sua capacità vitale; viceversa il concime organico o naturale, permette la crescita di una pianta sana e resistente e racchiude in sé tutti gli elementi indispensabili alla sua vita.

Questo ci permette una immediata conclusione che ci fa comprendere di quanto sia preferibile la coltivazione e quindi il conseguente consumo di alimenti di origine biologica o biodinamica non solo per il nostro benessere, ma anche per l’ intero ecosistema.

 Circa gli elementi nutritivi che andiamo a ripristinare attraverso la concimazione possiamo schematizzarli in:

– Macroelementi sono quelli di cui le piante hanno bisogno in quantità maggiori come azoto, fosforo, potassio ma          anche zolfo, calcio e Magnesio

– Microelementi  ugualmente importanti ma richiesti in quantità inferiori dalle piante quale ferro, rame, zinco, cloro, silicio, manganese

I concimi biologici possono essere di origine animale, vegetale o mista.

Il concime di origine animale come i liquami zootecnici, il letame (detto anche stallatico), è il concime di eccellenza per il nostro orto, meno ‘digeribile’ dalle piante anche perché disperdono facilmente alcuni degli elementi nutritivi che dovrebbero essere assimilati dalle radici, come l’azoto, e ne distribuiscono in maniera eccessivamente eterogenea altri.

Il concime di origine vegetale come il compost (totalmente’bio’si ottiene tramite la fermentazione e seguente macerazione di scarti vegetali quali la buccia e il torso delle mele, le foglie secche raccolte in giardino, i resti dell’orto etc), la cenere di legna per arricchire di potassio la terra, e la sansa (una sostanza ottenuta dagli scarti di lavorazione dell’olio d’oliva).

Il concime misto come il compost (che può essere ottenuto dalla decomposizione combinata di elementi di origine vegetale e animale) e la pollina (si ottiene trattando industrialmente le deiezioni di animali volatili, può contenere tracce di elementi inorganici contenuti nella dieta dei volatili, viene essiccata e ridotta in pellet che possono essere distribuiti facilmente nel campo da coltivare e contiene buone percentuali di azoto, fosforo e potassio).

Nella nostra casa si nascondo insospettabili ‘rifiuti’ che possono trasformarsi in un compost naturale di qualità.

compost naturale e Concime biologicoRiutilizzare gli scarti organici di tutti i giorni è un’ottima idea per concimare le piante di casa o del giardino. E’ fondamentale possedere una compostiera, in legno o in metallo, anche di manifattura artigianale, anche un grosso secchio va bene. Questo contenitore serve per raggruppare i rifiuti solidi urbani ed è il luogo ideale per la loro decomposizione aerobica, cioè in presenza di ossigeno. Al suo interno, infatti,l’ossigenazione e il proliferare di lombrichi e batteri porta alla creazione di un terriccio particolarmente fertile (humus). Sul fondo di questo mettete uno strato di terra, poi uno di residui della tavola (bucce, frutta o verdura andata a male,fogliame, ovviamente, MAI la carne) e alternate: un altro strato di terra, un altro di residui, un altro di terra. Rimescolate il tutto con una paletta ogni 10 giorni, per 1 mese. A fine mese, le bucce e la terra saranno scomparse, sostituite da un composto nerastro e grasso, altamente nutritivo per le piante e i fiori.

riciclo cenere per concimazione naturale

Le ceneri, essendo ricche di fosfati, costituiscono un ottimo concime naturale. Prendete della cenere ottenuta esclusivamente bruciando legname, foglie secche, tabacco. Mescolatela al terriccio cercando di rispettare queste proporzioni: terriccio 70%, cenere 30%. In seguito, amalgamate per bene. Evitare di mettere la cenere direttamente sulla superficie del vaso.

fondo caffè per concimarefondi di caffè sono ricchi di potassio, fosforo, rame e magnesio; rilasciano azoto nel terreno e lo rendono leggermente acido. Dunque potete metterli direttamente come concime per le vostre piante, sono adatti per la concimazione di fiori che amano i terreni acidi, come le rose, le azalee, il rododendro, i sempreverdi e le camelie. Il terreno raggiungerà l’acidità necessaria ed i fiori potranno trarre da esso maggior nutrimento. Può anche essere impiegato come fertilizzante liquido: basta aggiungere due tazze di fondi di caffè a un secchio d’acqua, dopo qualche ora di infusione, avrete il vostro fertilizzante liquido naturale per le piante da giardino e da vaso. E’ ideale come nutrimento per le foglie. Attenzione però a non esagerare con le quantità, è sufficiente utilizzarne un cucchiaino al mese. Inoltre il caffè in polvere, ottenuto lasciando asciugare all’aria i fondi rimasti nella caffettiera, potrò essere cosparso lungo i bordi dell’orto per allontanare le lumache senza ricorre a sostanze chimiche dannose.

buccia di banana per concimare

Le bucce  di banana possono diventare un fertilizzante naturale fai da te. Per usare questo concime basterà tritare le bucce in piccoli pezzi e interrarle superficialmente, in alternativa potete ricavare anche un concime per la fertirrigazione: mettere a macero le bucce di banana e dopo 15 – 20 giorni usare il liquido per irrigare le piante.

fertirrigazione acqua di cottura delle verdure L’ acqua di cotture delle verdure  se le verdure provengono da agricoltura biologica o da coltivazione locale, potete usare la loro acqua di verdura per la fertirrigazione dell’orto. Evitate di usare l’acqua di cottura delle verdure se queste provengono da agricoltura intensiva e quindi sono ricche di pesticidi e composti chimici potenzialmente nocivi.. Una volta fredda, riutilizzatela per annaffiare: attenzione però a fare in modo che non sia salata.

concimare con i gusci d'uovo

 I gusci d’uovo  in trito sottile possono favorire la naturale fertilità del terreno e, se disposto alla base delle piante, può tenere lontane le lumache.

infusi tisane per fertirrigazioneInfusi di calendula tarassaco e di camomilla possono essere usati per fertilizzare l’orto e le piante ornamentali. E’ particolarmente utile, una volta freddi, per fertilizzare e stimolare la crescita delle piante coltivate in vaso.

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I lamponi fanno bene

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Un frutto rosa/rosso intenso, appena peloso, formato da tante piccole drupe strettamente unite tra loro, con un profumo intenso e gradevole e molto gustoso, col suo sapore dolce lievemente acido.

I lamponi nascono spontaneamente nei boschi o nelle zone collinari ma la sua coltivazione è possibile anche negli orti tipici delle zone pianeggianti dove il clima è temperato. Da oggi puoi trovarlo da noi. Risultato di una produzione in serra totalmente biologica e pronto per essere consumato!

Questi piccoli e delicati frutti, che possiamo consumare quotidianamente nella stagione estiva, nascondono una carica di vitamine e minerali e ci regalano molteplici benefici, con i lamponi facciamo il pieno di sostanze indispensabili per la nostra salute!

100 g di lamponi contengono sole 34 kcal / 141 kj inoltre per 100 g di prodotto crudo abbiamo: Acqua 84,60g Carboidrati  6,50g Zuccheri solubili 6,50g Proteine 1g Grassi0,60g Fibra totale 7,40g Sodio 3mg Potassio 220mg Ferro 1mg Calcio 49mg Fosforo52mg Vitamina B1 0,05mg Vitamina B2 0,02mg Vitamina B3 0,50mg Vitamina A  13µgVitamina C 25mg

Una ricetta, quella del lampone, ad elevata quantità di vitamine, quali Vitamina B1, B2, B3, vitamina A e vitamina C, sali minerali come potassio, ferro, sodio, fosforo, calcio e zinco infine sono ricchi di fibre soprattutto pectine e sono composti per lo più d’acqua, circa l’80%, sono dunque frutti diuretici, rinfrescanti e depurativi. Essendo poveri di zuccheri e di calorie sono indicati anche per chi ha problemi di glicemia o segue diete ipocaloriche

Una recente scoperta di uno studio durato quasi 10 anni dall’Hollings Cancer Institute si è rivelato fondamentale nel dimostrare che alcuni frutti ,tra cui i lamponi ,posseggono proprietà antitumorali grazie al loro contenuto di acido ellagico, un composto fenolico che interagisce con i processi metabolici che vanno a creare cellule tumorali nel nostro organismo, bloccandole. I lamponi sono  le migliori fonti di ellagitannini, particolari sostanze antiossidanti ,per altro presenti in pochi altri alimenti, in grado di liberare elevate quantità di acido ellagico.  

Perché ci fanno bene? Essendo molteplici i benefici che possiamo trarre dal nostro piccolissimo lampone proviamo di seguito ad elencarne i principali:

Antitumorale: Da molto tempo i lamponi, grazie al loro contenuto di vitamina C, sono noti per le loro proprietà antinfiammatorie delle vie respiratorie. Solo ultimamente, grazie a recenti studi scientifici, sono venute alla luce le proprietà antitumorali di questo squisito frutto. Come anticipato, sembra che una sostanza in esso contenuta, l’acido ellagico, sia un potente antiossidante con la proprietà di inibire l’alimentazione delle cellule tumorali, in particolare a livello intestinale.

Diuretico: il lampone è un frutto diuretico, depurativo dell’organismo, rinfrescante, contribuisce a rafforzare le difese immunitarie ed è anche energetico. Grazie alla bassa percentuale di zuccheri in esso contenuti, il lampone è un frutto “autorizzato” per i diabetici.

Perdita di peso: I lamponi sono vitaminizzanti e tonici per il nostro organismo, un bicchiere di succo bevuto fresco prima del pasto ne favorisce la digestione e facilita anche la riduzione del peso corporeo. Questo perché sono ricchi di fibra alimentare e di manganese: la fibra rallenta il processo digestivo in modo la sensazione di sazietà dura più a lungo mentre il manganese stimola il metabolismo a bruciare i grassi più velocemente. Queste due proprietà del lampone lo rendono un frutto consigliato per chi vuole perdere peso.

Gola e occhi infiammati: anche le foglie del lampone, in quanto ricche di tannini, hanno proprietà curative in grado di apportare benefici alla nostra salute. Un infuso con le sue foglie è molto utile in caso di gola infiammata e raffreddore oppure è possibile ottenerne benefici impacchi per gli occhi in caso di infiammazione.

Abbassa il colesterolo: I lamponi sono dei veri e propri depurativi del sangue, basta consumarne 50 grammi al giorno senza aggiungere zuccheri e saranno in grado di abbassare i livelli di colesterolo LDL presenti nel sangue, svolgendo un’azione protettiva del muscolo cardiaco.

Salute del cuore: promuovendo la resistenza dei vasi sanguigni i lamponi svolgono un ruolo importante nella prevenzione dell’ipertensione e delle malattie cardiovascolari. La vitamina C in abbinamento con la rutina ha proprietà vasodilatatrici e migliora quindi la circolazione sanguigna.

Pelle elastica e luminosa: I lamponi possiedono una sostanza, che ha contatto con la nostra pelle, stimola la produzione di collagene ed elastina, che sono le due proteine più importanti della pelle, questa sostanza, è in grado di rigenerare le cellule cutanee, rendendo così la pelle elastica e luminosa, si esegue applicando la polpa di lampone precedentemente frullata, su tutto il viso e il collo mantenendola in posa per quindici minuti circa, questa operazione la si può eseguire una volta alla settimana, magari prima di coricarsi, pertanto è un ottimo trattamento in grado di prevenire la formazione di rughe e couperose.  

Unghie e capellisono ricchi di vitamina B7 che aiuta l’organismo a beneficiare degli effetti dell’acido folico. L’acido folico è responsabile della salute di unghie e capelli, il regolare consumo di lamponi da lucentezza e vigore ai capelli e rafforza le unghie. Studi scientifici hanno dimostrato che la carenza della vitamina B7 è responsabile di disturbi alla pelle e della perdita di capelli.

Donne in gravidanza: alle donne in gravidanza viene consigliato il consumo di lamponi, in quanto, grazie alla presenza di acido folico e vitamina P, apporta benefici allo sviluppo del feto migliorando l’elasticità delle pareti dei vasi sanguigni.

Date le ottime proprietà curative e la versatilità di questo frutto, dobbiamo approfittare delle sue qualità terapeutiche preparando un infuso di foglie di lamponi, una  tisana o bevanda al lampone, una maschera emolliente e rivitalizzante per il viso, una squisita confettura o semplicemente consumandolo fresco a colazione o nella merenda pomeridiana, qualunque sia il modo…..consumiamo i lamponi!

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