La zuppa ricca di ceci

C’è chi alle zuppe proprio non sa dire di no. Hanno il potere di scaldare le mani, il corpo e, non per ultimo, il cuore. Ognuno ha la sua preferita a partire da quella del contadino, probabilmente il classico dei classici, fino a quelle miste di legumi e cereali. Ma tra tutte quelle di terra, ce n’è una che è sopra tutte: la zuppa di ceci. Probabilmente la più semplice, la più umile ma soprattutto la più buona. Qualcuno dice addirittura che chi cerca le coccole in realtà vuole i ceci. Quindi definire la zuppa di ceci un piatto amarcord è assolutamente corretto, siete d’accordo? Ecco la nostra ricetta, fateci sapere se anche a voi ha scaldato il cuore.
La zuppa di ceci è una zuppa invernale che può essere preparata sia con i ceci secchi che con quelli precotti in scatola. Quanto a questa zuppa di ceci, potete prepararla in maniera semplice solo con il soffritto oppure aggiungendo altre verdure.

Difficoltà: facile
Tempi di preparazione: 2 h e 30 minuti più il tempo di ammollo e bollitura dei ceci, se secchi

Ingredienti per 4 persone:
– 200 gr di ceci
– olio extra vergine d’oliva
– 1 spicchio d’aglio
– un pizzico di peperoncino
– 1 costa di sedano
– 1 cipolla media
– 1 carota grande
– 1 patate grande
– rosmarino
– 1 salsiccia
– 100 gr di passata di pomodoro
– 100 gr di bieta

Come fare la zuppa ricca di ceci:
Per preparare la zuppa di ceci cominciate mettendo questi ultimi in ammollo. Versateli in una ciotola capiente, copriteli d’acqua e lasciateli reidratare per almeno 12 ore.
Trascorso il tempo, mettete sul fuoco una pentola con il brodo vegetale per scaldarlo. Intanto scolate e sciacquate i ceci.
Spuntate il sedano e con il pelapatate eliminate la parte più esterna e fibrosa, tritatelo finemente. Proseguite mondando e tritando anche cipolla e carota.
Spostatevi ai fornelli e versate l’olio in una casseruola, lasciatelo scaldare e poi aggiungete il trito di sedano, carota e cipolla, uno spicchio d’aglio e un pizzico di peperoncino. Per aiutare le verdure a stufarsi meglio, aggiungete un mestolino di brodo caldo e continuate la cottura per una decina di minuti. A questo punto versate i ceci lasciandoli rosolare per qualche minuto.
Poi unite alloro e rosmarino e coprite i ceci con il brodo vegetale caldo. Infine, unite la passata di pomodoro, la bieta, la patata e la salsiccia tagliate a pezzettini. Mescolate e coprite con il coperchio. Lasciate cuocere a fuoco dolce per circa 2 ore aggiungendo del brodo al bisogno. A fine cottura regolate di sale e di pepe prima di servire.
Ecco pronta la vostra zuppa di ceci, accompagnate con dei crostini, se preferite, e buon appetito.
Consiglio
Accompagnate la zuppa con fragranti crostini di pane per completare il piatto, aggiungete un filo d’olio a crudo e del pepe nero macinato al momento.

Non so voi, ma io adoro le zuppe!

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Coniglio arrotolato cotto al forno a legna

Coniglio arrotolato cotto al forno a legna al profumo di finocchio

Il coniglio ha una carne saporita, bianca, magra e di gusto caratteristico, la sua polpa è davvero tenera e facilmente digeribile, e rende il coniglio l’ideale quando si ha voglia di piatti leggeri ma saporiti. Molto versatile, si presta a moltissime preparazioni in cucina, arricchendo un menù a base di carne di sapori decisamente più selvatici, e può essere cucinato sia arrosto che in umido, abbinato con patate, pomodori, peperoni, olive. Per un arrosto diverso dal solito potete usare il coniglio anche per preparare un buon lesso o un buon ragù con olive nere.

Ci sono anche molte ricette della tradizione popolare che vedono come protagoniste le carni bianche di questo animale e oggi ci apprestiamo a conoscere e scoprire qualche segreto in più per deliziare la nostra famiglia e i nostri ospiti con questa gustosa ricetta!

Ingredienti per 6 persone:

  • 1 coniglio disossato (tenete da parte le interiora)
  • 10 fettine di ventresca fresca di maiale
  • 4 uova
  • 200 gr di pasta di salsiccia
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • 2 spicchi di aglio
  • 2 cipolle medie
  • 2 carote
  • 2 gambi di sedano
  • Semi di finocchio
  • Noce moscata
  • Olio extravergine d’oliva
  • Sale e pepe
  • 1 rametto di rosmarino, 200 ml di vino bianco e 2 spicchi di aglio (per la marinata)

Procedimento:

Iniziamo preparando la marinata: in una terrina versate il vino, gli spicchi di aglio sbucciati e il rametto di rosmarino. Adagiatevi quindi il coniglio completamente disossato e lasciatelo marinare per una notte intera.

Il mattino seguente riprendete il coniglio, scolatelo e asciugatelo per bene, stendetelo completamente su un tagliere, disponetevi la ventresca fresca a fettine lungo tutto il coniglio, qualche seme di finocchio, un pizzico di sale e di pepe, e spalmate un sottile strato di pasta di salsiccia (lavorata precedentemente con le mani per renderla più morbida).

In una padella scaldate dell’olio e fatevi colorire l’aglio e una volta pronto aggiungere le interiora del coniglio tagliate a pezzettini, lasciate cuocere per pochi minuti e a fine cottura aggiungete una spolverata di prezzemolo. Nel frattempo, preparate la frittata con le uova, un pizzico di sale, di pepe e di noce moscata, e versatela sulle interiora appena cotte, e cuocetela facendola dorare bene su entrambe i lati. Tagliate la frittata a striscioline e adagiatela centralmente sulla pasta di salsiccia. Arrotolate il coniglio, cucite le estremità per non far fuoriuscire il composto, e infine con uno spago da cucina legatelo come un arrosto.

Adagiate il coniglio in una teglia, aggiungete il vino, un trito grossolano di cipolle, sedano e carote, un bicchiere di olio, e portare a cottura in forno, preriscaldato, a 180° per circa 1 ora e 30 minuti. Controllate il liquido durante la cottura, e se necessita irrorate con un po’ di acqua e vino bianco.

Togliete il coniglio dalla teglia e adagiatelo su un tagliere, lasciatelo riposare per qualche minuto, e nel frattempo preparate la salsa che utilizzerete per il condimento finale. Recuperate e frullate dunque il sugo dell’arrosto nella teglia e mettetelo da parte. Tagliate il rotolo di coniglio a fettine e disponetelo su un piatto da portata cospargendolo con la salsa appena preparata, una spolverata di semi di finocchio, e buon appetito!

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La zuppa di farro e lenticchie

La zuppa di farro e lenticchie è una zuppa composta da legumi e cereali, non solo molto gustosa, ma anche nutrizionalmente completa, adatta quindi ad essere consumata come piatto unico.
La zuppa di farro e lenticchie è ottima con ogni tipo di lenticchie: rosse, nere, giganti, mignon. Noi utilizziamo le lenticchie e il farro di nostra produzione, coltivati nei nostri terreni qui a Magliano dei Marsi. Questa minestra è nota anche come “minestra all’etrusca” per la sua omonima origine.
È una ricetta che va bene per tutte le stagioni, può essere servita sia calda nelle giornate più fredde, pronta a scaldarci, ma anche tiepida è molto gustosa.
Facile, veloce, dal gusto semplice e delicato! Può essere preparata anche senza la pancetta affumicata, per avere un piatto del tutto vegano e vegetariano!

Difficoltà: semplice
Tempi di preparazione: 40 minuti (più il tempo di ammollo delle lenticchie e del farro)
Ingredienti per 4 persone:
200 gr. di farro
250 gr. di lenticchie
150 gr di pancetta affumicata
100 ml di passata di pomodoro
1 rametto di rosmarino
1 aglio
olio extravergine di oliva
1 litro di brodo vegetale
Sale e pepe
Prezzemolo tritato
Come preparare questa gustosa zuppa di farro e lenticchie:
Per preparare la zuppa di farro e lenticchie cominciate mettendo questi ultimi in ammollo. Versateli in una ciotola capiente, copriteli d’acqua e lasciateli reidratare per almeno 12 ore.
Trascorso il tempo, mettete sul fuoco una pentola con il brodo vegetale per scaldarlo. Intanto scolate e sciacquate farro e lenticchie.
Lavate e asciugate il rametto di rosmarino. Versate un filo d’olio in una casseruola e soffriggete il rosmarino insieme all’aglio. Aggiungete il trancio di pancetta affumicata e fate rosolare per bene per qualche minuto, in modo da sprigionare tutto il suo sapore unico e inimitabile.
Aggiungete il farro e tostatelo brevemente. Versate il brodo bollente nella casseruola insieme alle lenticchie e alla passata di pomodoro. Portate la zuppa di farro e lenticchie a bollore, coprite la casseruola e abbassate la fiamma. Lasciate sobbollire per 10 minuti. A fine cottura assaggiate la zuppa e aggiustate di sale e pepe.
Distribuite la zuppa di farro e lenticchie nei piatti e aggiungete a piacere un filo di olio extravergine d’oliva e una spolverata di prezzemolo fresco tritato.

Varianti del Timo:
Accompagnate la zuppa con delle bruschette aromatizzate con un filo d’olio e del sale tritato finemente con del timo e del rosmarino! Sentirete che specialità…

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Trofie con ricotta al profumo di menta

Le trofie sono una famosa pasta ligure di farina di grano duro e acqua. Sono facili e veloci da preparare e tengono bene la cottura. Il modo più classico di prepararle è con il pesto alla genovese, ma a noi piace sperimentare, e abbiamo provato a farle con una delle nostre erbe aromatiche preferite: la menta. Questo è il nostro primo piatto alle erbe aromatiche della settimana!
La menta (Mentha piperita) è un’erba aromatica perenne e resistente, che cresce e si sviluppa facilmente se coltivata nel proprio giardino o in vaso, in modo da poter avere sempre a portata di mano le sue foglie fresche e profumate.
La menta piperita è sicuramente la più diffusa, le sue foglie fresche aromatizzano insalate, minestre, uova, carni, verdure, legumi e cereali, mentre essiccate, vengono impiegate soprattutto per preparare infusioni. Dalla menta si estraggono inoltre degli oli essenziali molto usati anche in liquoreria.

Di seguito la nostra ricetta fresca, facile e veloce da realizzare!
Tempo di lavorazione: 30 minuti
Tempo di cottura: 5 minuti

Ingredienti per 2 persone:

  • 150 gr di farina di grano duro
  • 20 cc di acqua
  • un pizzico di sale
  • 100 grammi di ricotta intera
  • un cucchiaio di foglie di menta fresca tritata
  • la scorza di mezzo limone grattugiata
  • 2 cucchiai d’olio d’oliva
  • 1 spicchio d’aglio piccolo tritato
  • sale e pepe
  • parmigiano grattugiato fresco

Procedimento:
In una ciotola capiente setacciate la farina. Aggiungete un pizzico di sale e l’acqua a filo (come sempre per la pasta le dosi sono indicative: potrebbe servirne un po’ di più o di meno a seconda di quanto la farina è fresca) e lavorate l’impasto fino a che non sia sodo, liscio ed omogeneo. Coprire con un canovaccio umido e lasciare riposare per 30 minuti. Successivamente riprendete l’impasto, lavoratelo ancora un po’ massaggiandolo energicamente. Fate dei filoncini come per gli gnocchi e tagliate dei piccoli cubetti, col palmo della mano stirate il pezzettino di pasta in avanti sul piano di lavoro in modo da formare un bastoncino sottile agli estremi. Attenzione però, quando tornate indietro il movimento non deve più essere retto, ma obliquo o meglio in diagonale, tirando quindi di più verso un lato in modo da avere la caratteristica forma attorcigliata. È importante che la superficie di lavoro non sia cosparsa di farina, altrimenti i pezzettini di pasta non faranno presa e tenderanno a scivolare. Sistemare man mano le trofie ottenute su un tavolo di legno in attesa che vengano cotte. Si lasciano così asciugare infarinate, si possono anche surgelare, mentre non consiglio la conservazione “secca”.

Una volta pronta la pasta, cuocete le trofie in abbondante acqua salata. Mentre la pasta cuoce, ci vorranno circa 5/6 minuti, mescolate la menta e la scorza di limone grattugiata, schiacciandola gentilmente con un mortaio e un pestello, oppure con il dorso di un cucchiaio. Fate questo in modo che rilascino i loro oli naturali. Aggiungete la ricotta, un pizzico di sale e il pepe. Mettete da parte la ricotta aromatizzata, e soffriggete l’aglio in una piccola padella con l’olio d’oliva finché non diventa chiaro e aromatico. Scolate la pasta e saltatela con la miscela di olio e aglio, aggiungete la ricotta aromatizzata con menta e limone, fate mantecare per qualche secondo e aggiungete del parmigiano grattugiato. Una volta pronte le trofie, servitele su un piatto con una fogliolina di menta fresca sopra e una spolverata di limone grattugiato.

Buon appetito!

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I tagliolini alle erbe

Nel nostro menù da qualche mese abbiamo aggiunto dei primi piatti realizzati con le nostre erbe aromatiche.

Fin dall’antichità l’uomo ha impiegato spezie ed erbe aromatiche per insaporire i cibi. Le erbe aromatiche sono piante spontanee o coltivate, per lo più originarie del Mediterraneo. Sono una componente preziosa in cucina per arricchire, esaltare o variare il gusto delle pietanze. Ognuna ha sapore e aroma peculiari. Nonostante il potere nutritivo trascurabile, gli aromi non svolgono solo un’azione gustativa: nelle cellule delle loro radici, fusti, foglie e semi possiamo trovare i cosiddetti oli essenziali, cioè quelle sostanze che sviluppano l’aroma e che nel contempo esercitano delle azioni benefiche sul nostro organismo come, ad esempio il facilitare la digestione degli alimenti ai quali sono stati aggiunti. Ovviamente la cottura e la miscelazione casuale degli aromi può attenuare o esaltare l’azione positiva degli oli essenziali: per questa ragione alcune erbe vanno impiegate a crudo, e nel fare dei cocktail aromatici si devono rispettare delle precise combinazioni.

Le erbe aromatiche fresche devono essere lavate e impiegate, intere (foglie e steli) oppure tritate, al termine (o quasi) della cottura. Le erbe essiccate e le spezie sotto forma di foglioline intere, rametti, grani o radici si cuociono insieme alle vivande, mescolate agli ingredienti, legate in un mazzetto, o anche racchiuse in una garza (a sacchettino).

La conservazione delle erbe aromatiche fresche è generalmente molto breve; vanno racchiuse in sacchetti di plastica forati e tenute in frigorifero.

L’essiccamento è una tecnica molto usata per conservare le erbe sia intere, sia macinate, e vanno tenute al riparo dall’umidità in imballaggi ermetici. Le erbe possono essere anche congelate, lasciandole intere e ponendole in sacchetti di plastica ermetici a -18° C (e si possono conservare per circa sei mesi).

In base al loro impiego, possiamo distinguere le erbe per fondi di cucina, salse e per cucinare al salto, e quelle invece adatte agli stufati, con un profumo e un sapore particolarmente decisi che resistono bene alla cottura.

Per i nostri taglioni alle erbe abbiamo bisogno del timo, con il suo profumo intenso e l’aroma pungente; dell’origano, con un profumo molto ricco e un sapore piuttosto acre e intenso; del rosmarino che conferisce al piatto un profumo intenso e persistente, e il suo gusto è deciso e leggermente amaro; del prezzemolo con un gusto e un aroma delicati; e del basilico con il suo aroma dolce e fragrante e il suo gusto fresco e intenso.

E allora provate anche voi a preparare questo primo ricco di sapori e aromi unici!

Ricetta

Difficoltà: facile
Tempo di preparazione: 30 minuti
Ingredienti per 4 persone:

  • 480 gr di tagliolini (la ricetta per fare i tagliolini la trovate nell’articolo su come fare la pasta)
  • 50 ml di olio extravergine di oliva
  • 1 cucchiaio di prezzemolo tritato
  • 1 cucchiaino di timo titato
  • 1 cucchiaino di origano tritato
  • 1 cucchiaino di rosmarino tritato
  • qualche foglia di basilico
  • 2 pomodori grandi, sbucciati e tagliati a pezzettini
  • sale e pepe
  • 25 gr di burro
  • 25 gr di parmigiano grattugiato

Procedimento:

Per prima cosa mettiamo a bollire l’acqua per cuocere i nostri tagliolini. Nel frattempo, prepariamo gli altri ingredienti tritando tutte le erbe aromatiche e tagliando a pezzettini i nostri pomodori. Mettiamo l’olio in una casseruola e facciamo scaldare bene su una fiamma abbastanza vivace. Aggiungiamo poi il prezzemolo, il timo, l’origano, il rosmarino, il basilico, i pomodori, il sale e il pepe, e lasciamo cuocere per un minuto circa. Saliamo l’acqua, e buttiamo i nostri tagliolini appena fatti, lasciamo cuocere per 4 minuti circa, lasciandoli belli al dente. Versiamo la pasta nella casseruola dove abbiamo preparato il nostro condimento, aggiungiamo poi il burro ammorbidito e il parmigiano grattugiato. Mescoliamo per bene tutti gli ingredienti per qualche minuto, aggiungendo un pochino di acqua di cottura, lasciando il nostro condimento bello cremoso. I nostri tagliolini sono pronti per essere serviti, e li impiattiamo con una spolverata di prezzemolo fresco tritato sopra.

E buon appetito!

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Zuppa di fagioli cannellini al profumo di salvia

Come abbiamo già visto le zuppe sono un piatto povero ma fonte di nutrimento semplice per il mondo contadino di un tempo. Rivisitandole le zuppe negli anni hanno preso piede anche nei ristoranti di classe. Noi cerchiamo di proporvi ogni settimana una zuppa diversa con gli ingredienti che abbiamo a disposizione dalle nostre produzioni. E questa settimana vi presentiamo “La zuppa di fagioli cannellini alla salvia”, un piatto semplice, gustoso, genuino e delicato!

Ingredienti per 5 persone:

  • 700 gr di fagioli cannellini
  • 2 spicchi d’aglio
  • 10 gr di pinoli
  • 10 gr di foglie di salvia
  • 7 dl di brodo vegetale
  • 10 gr di parmigiano grattugiato
  • Olio extravergine d’oliva
  • Sale e pepe

Procedimento:

Come prima cosa mettiamo in ammollo i fagioli cannellini in abbondante acqua tiepida, la sera prima che vogliamo preparare la nostra zuppa. Il giorno dopo prendiamo i nostri fagioli e li cuociamo in acqua calda con un pizzico di sale. Una volta cotti, li sgoccioliamo e possiamo iniziare a preparare la nostra zuppa.

Mettiamo in una casseruola un aglio spellato con un filo d’olio extravergine d’oliva, e lasciamo rosolare per 2/3 minuti. Uniamo i cannellini, lasciamo soffriggere per un minuto, copriamo con il brodo caldo e lasciamo cuocere per 15 minuti.

Mentre la zuppa cuoce, disponiamo in un mixer 10 gr di foglie di salvia lavate e asciugate, un piccolo spicchio d’aglio spellato, 4-5 cucchiai di olio, 5 gr di pinoli e un mestolino di brodo della zuppa. Frulliamo e trasferiamo il pesto che abbiamo realizzato in una ciotola. Aggiungiamo il parmigiano e mescoliamo per bene.

Con un mestolo forato disponiamo metà dei cannellini dalla casseruola al mixer usato per il pesto e li frulliamo insieme ad un mestolo di brodo di cottura. Trasferiamo il purè di cannellini nella casseruola, aggiungiamo il pesto di salvia, regoliamo di sale e pepe, mescoliamo per bene e lasciamo cuocere per altri 5 minuti. La zuppa è pronta per essere servita, la mettiamo quindi nei piatti cospargendola con i pinoli rimasti, un po’ di pepe nero di mulinello e un filo d’olio crudo.
Buon appetito!

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Le pezze del Timo con farina di Solina

Dopo la pizza di solina ed il pane di solina questa volta vi proponiamo la variante delle pezze del Timo con la solina.
La preparazione casalinga della pasta fresca di grano di solina avviene di solito impastando farina di solina, una percentuale di farina di semola, uova e sale. 
Per lavorarla si può utilizzare un’impastatrice oppure impastare a mano su una spianatoia, rigorosamente di legno, perché questo materiale, essendo meno liscio fa scivolare meno l’impasto rendendone più semplice la lavorazione.
Questo tipo di pasta non va lasciata troppo al dente ed è ottima con sughi dal sapore fresco a base di verdure o carne.
L’impasto prevede per ogni 100 gr di farina un uovo, ed essendo una farina molto rustica e grossolana, tende ad assorbire più liquido, quindi nel caso in cui l’impasto risulterà troppo duro possiamo aggiungere un uovo o un pochino di acqua.

Ingredienti delle pezze per 4 persone:

– 400 gr di farina (300 gr di farina di solina, 100 gr di farina di semola)
– 4 uova
– un pizzico di sale

Preparazione:

Disporre la farina a fontana su una spianatoia di legno, rompere le uova al centro della farina e aggiungere il sale. Lavorare gli ingredienti al centro della fontana incorporando lentamente la farina con la punta delle dita fino a quando non si arriva a lavorare l’impasto con il palmo delle mani; continuare ad impastare per almeno dieci minuti, infarinando di tanto in tanto la spianatoia e staccando con la spatola la pasta che vi rimane attaccata. La cosa importante è che la lavorazione sia fatta con forza, al fine di ottenere appunto un composto ben amalgamato di buona consistenza. Di tanto in tanto allungare la pasta e ripiegarla su sé stessa. Quando la pasta inizia ad avere una superficie liscia e lucida se ne fa una palla e si lascia riposare per almeno 30 minuti coperta da un recipiente di plastica o di vetro, l’importante è che sia al riparo dall’aria. La lavorazione non deve essere per forza fatta a mano, se si ha un’impastatrice basta unire tutti gli ingredienti nella ciotola e impastare per qualche minuto finché l’impasto diventi liscio e ben amalgamato.

Una volta trascorso il tempo di riposo della pasta, la riprendiamo e iniziamo a creare le nostre pezze.

Per la realizzazione delle pezze occorre stendere l’impasto, prima di tagliarlo secondo il nostro formato. Questa operazione è stata a lungo compiuta, e ancora si ripete in molte famiglie, mediante mattarello e spianatoia, ma oggi sono disponibili macchine apposite stendipasta che ci aiutano nella lavorazione delle nostre paste.
Prendiamo quindi la palla che abbiamo formato in precedenza, e la tagliamo in 5 parti, prendiamo un pezzo di pasta e iniziamo a stenderla dal livello più spesso fino ad un’altezza media di circa due tre millimetri, l’altezza della pasta non deve essere né troppo spessa né troppo fina.
Una volta stesa la nostra pasta, la ritagliamo ricavandone delle striscioline larghe circa 5 cm, le sovrapponiamo e con un coltello iniziamo a dare forma alle nostre pezze, tagliando trasversalmente le nostre striscioline, ottenendo così dei rombi, o se preferite potete dargli qualsiasi forma voi desideriate.

Prendiamo le nostre pezze, ben cosparse di farina e le adagiamo su un vassoio.

Prepariamo adesso il condimento….

In una casseruola mettiamo un filo d’olio, uno spicchio di aglio, 200 gr di guanciale e un po’ di timo fresco, lasciamo cuocere per qualche minuto, fino a quando il guanciale non è ben colorato. Aggiungiamo poi 400 gr di pachino, tagliati a pezzi e mantechiamo, lasciamo cuocere una ventina di minuti.

Cuociamo la nostra pasta in abbondante acqua salata arrivata a bollore, cuociamo per 5 minuti e mantechiamo la stessa nella casseruola. Serviamo le nostre pezze di solina con una spolverata di timo fresco.

Buon appetito!

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Tonnarelli speck e zafferano

Facile, veloce e gustosa!
30 min
facile
Dosi per 4 persone

INGREDIENTI

500 gr di tonnarelli (la ricetta la trovate nell’articolo su come fare la pasta
200 ml di panna
120 gr di speck a cubetti e qualche listarella a parte
30 gr di pecorino grattugiato
30 gr di burro
qualche stimma di zafferano
sale e pepe


di Federica Iannola

PREPARAZIONE

Fate cuocere la pasta in abbondante acqua salata per il tempo indicato nella confezione, o se fatti da voi i tonnarelli, avranno una cottura di circa 4/5 minuti, dipende dalla consistenza della pasta.

Ora tagliate a cubetti lo speck e di seguito fatelo scottare per 3 minuti circa in una padella senza aggiungere grassi, continuate la cottura fino a quando lo speck risulterà croccante ma non secco, dopodiché toglietelo dal fuoco.

In un’altra padella fate rosolare il burro per qualche minuto poi versate la panna e lo zafferano, sale e pepe, e fate addensare per circa 3 minuti. Aggiungete due/tre cucchiai di acqua di cottura della pasta e proseguite a far temperare la salsa per qualche minuto. Scolate la pasta, unitela alla crema di zafferano e panna e aggiungete il formaggio, mantecate per qualche istante, poi unite anche lo speck e mescolate con cura. Servite subito i vostri tonnarelli con speck e zafferano. 

 

LE VARIANTI DEL TIMO

Guarnite il vostro piatto con qualche listarella di speck croccante e con i fiori di zafferano.

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Lo zafferano, una spezia d’oro

Le spezie e lo zafferano

Con il termine “spezie” si indicano alcune sostanze (o miscele di sostanze) ricavate da semi, frutti, gemme, cortecce o radici di piante esotiche, perlopiù provenienti dall’Oriente, dai sapori assai forti e, in molti casi, addirittura piccanti. In commercio si trovano, nella maggior parte dei casi, essiccate e macinate e, se conservate in contenitori ermetici, al riparo dalla luce, sono in grado di mantenere i loro aromi anche per un intero anno.

Molto utilizzate anche in occidente nel periodo delle grandi scoperte geografiche, soprattutto delle classi più abbienti che, offrendole nei loro banchetti, ostentavano la propria ricchezza dimostrando di potersele permettere (erano infatti molto costose), le spezie hanno conosciuto, nella nostra cucina, un lungo periodo di quasi assenza per tonare “di moda” negli ultimi anni grazie all’avvicinamento di nuove tradizioni e di una mescolanza etnica sempre più varia che ha introdotto, anche in Europa, pietanze e sapori appartenenti ad altri Paesi.

Il loro pregio, sia nel passato che nel presente, è legato, oltre al piacere che possono conferire al palato, anche alle loro virtù curative che da sempre sono state sfruttate in campo erboristico. Pare, infatti, che molte di queste sostanze sono utili nella cura di numerosi disturbi dell’apparato digestivo e riescano, quindi, a conferire maggiore digeribilità anche ai piatti nei quali vengono impiegati.

Molte di queste sostanze hanno anche altri usi, non solo utilizzate nel campo erboristico, ma anche per la preservazione del cibo, in rituali religiosi, cosmesi o profumeria. Ad esempio, la curcuma è usata anche nell’ayurveda; la liquirizia ha proprietà officinali; l’aglio viene usato come vegetale nella cucina.

Una delle spezie che utilizziamo maggiormente nei piatti della nostra cucina è lo zafferano, una spezia che viene prodotta a Rosciolo di Magliano, da un nostro compaesano e amico Riccardo Federici, che con la sua omonima azienda agricola partecipa alla rete di imprese agricole “Green Farms” di cui siamo membri. I suoi prodotti “Zafferano Bio in stimmi di Avezzano e Magliano dè Marsi” sono di qualità eccellente e genuina.

Lo zafferano è una pianta di origine orientale, della famiglia delle Iridaceae, coltivata in Asia minore e in molti paesi del bacino del Mediterraneo. In Italia le colture più estese si trovano nelle Marche, in Abruzzo (lo zafferano dell’Aquila è conosciuto nel mondo intero con la sua produzione nell’Altopiano di Navelli) e in Sardegna. Dallo stimma trifido si ricava la spezia denominata “zafferano”, utilizzata in cucina e in alcuni preparati medicinali. Il fiore color violetto fiorisce per un breve periodo di due settimane in autunno. Ogni fiore ha solo tre stimmi gialli che devono essere colti manualmente all’alba, prima che il sole sia troppo alto. I fiori generalmente si scartano, oppure vengono fatti essiccare e utilizzati come decorazione per i piatti (proprio come facciamo noi), mentre gli stimmi vengono essiccati. In questo processo si perde l’80% del peso, ma l’intensità del sapore (leggermente amarognolo) ci guadagna molto. Sono necessari circa 200.000 fiori per ottenere un kg di stimmi di zafferano. Si trova in commercio macinato o in stimmi interi. È consigliabile utilizzare gli stimmi filiformi mettendone a bagno un pizzico in acqua tiepida per sviluppare colore e aroma, prima di aggiungerli alle vivande della fase terminale di cottura. Va conservato in recipienti a chiusura ermetica e lontano dalla luce.

Lo zafferano si unisce bene con il riso (quello alla milanese è un classico, o la paella alla valenciana), zuppe di pesce, salse, budini e dolci di riso di origine orientale e, in genere, per colorare impasti, ripieni e salse.

Nel menù di questa settimana ci saranno alcuni piatti con protagonista proprio lo zafferano, piatti che presenteremo per la serata del 14 febbraio in occasione di San Valentino, ma che proponiamo durante tutto l’anno in diverse pietanze. Come potevamo farci scappare l’occasione di aggiungere ai nostri piatti un tocco di colore, genuinità e sapore unico? Tra questi piatti abbiamo i tonnarelli con speck e zafferano, e la faraona allo zafferano.
Oggi vi regalerò la nostra ricetta dei tonnarelli con speck e zafferano.

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La zuppa

Nella cultura popolare le zuppe rappresentano un primo piatto “povero” della tradizione contadina. La storia di questa preparazione risale addirittura ai primordi della gastronomia, quando, insieme a rudimentali focacce preparate con grano macinato e acqua, gli uomini si cibavano di elementari zuppe a base di legumi ed acqua, e solo in alcuni casi fortunati, di carne.
Con il tempo, con le mutate e migliorate condizioni economiche le zuppe si sono via via arricchite di ingredienti più sostanziosi e raffinati. Questo è avvenuto anche grazie alla recente rivalutazione dei cosiddetti “cibi poveri”, che oggi risultano recuperati e proposti in diverse occasioni, che possono essere semplici pranzi di famiglia o possiamo ritrovarle non solo in agriturismi, come da noi, ma anche nelle tavole dei ristoranti più eleganti.
A testimonianza della popolarità e della vitalità di queste pietanze, compaiono, nella tradizione gastronomica italiana, una serie innumerevole di ricette di minestre, zuppe e creme preparate con ingredienti diversi (dalla carne al pesce, dalle verdure ai formaggi), dando vita a piatti straordinari, in molti casi semplici e genuini, in altri casi elaborati e raffinati, ma che si rifanno tutti all’antica cucina popolare, nel pieno rispetto delle varie tradizioni regionali o rivisitandole in chiave moderna.

Alternativa ai primi piatti di pasta o riso, le minestre e le zuppe si prestano a tutte le occasioni, come abbiamo già anticipato, dai pranzi di famiglia informali alle cene più eleganti. Nel primo caso si tratta in genere di preparazioni rustiche, a base di ortaggi e legumi, come la classica Pasta e fagioli o i Gnocchetti con i ceci, mentre nei menu più ricercati compaiono solitamente consommé, creme e vellutate o anche raffinate zuppe a base di pesce. Contrariamente a quanto si pensa, le zuppe e le minestre si prestano anche ai pranzi estivi, con preparazioni che si servono fredde, come il Gazpacho o la Zuppa fredda di verdure crude. Di regola, le zuppe o le minestre, all’interno di un pranzo, vanno servite dopo l’antipasto e seguite da un secondo piatto, ma alcune preparazioni invece, per la ricchezza e il conseguente rapporto nutrizionale, costituiscono un piatto unico, come ad esempio le zuppe con base di carne di maiale, o di pesce, che da sole rendono già completo un pasto.
Il termine zuppa sembra derivare dalla parola gotica “suppa”, che significa “fetta di pane inzuppata”. Durante il medioevo infatti, la fetta di pane non serviva come accompagnamento per gli altri cibi, ma veniva utilizzata come piatto su cui poggiare le varie pietanze. Le fette poi così insaporite, venivano cotte in acqua o in brodo per il pranzo della servitù. La zuppa di oggi ha mantenuto le sue origini, ed è infatti accompagnata da fette di pane generalmente tostate (che siano crostini o bruschette), poste accanto o alla base della zuppa stessa, e, a seconda della ricetta, si possono utilizzare, per esempio, un pane integrale, di segale o come nel nostro caso, il pane di solina, dando alla ricetta un sapore ancor più genuino e rustico.
Preparare una zuppa non è così complicato, l’unica cosa che in realtà rende complicata questa preparazione sono i tempi e i modi di cottura. Generalmente queste pietanze vengono cotte in casseruole alte, l’importante è che siano di rame o acciaio inox, o meglio ancora in recipienti di terracotta, che assorbendo e rilasciando il calore molto lentamente ben si prestano alle cotture lunghe, soprattutto nel caso delle zuppe di legumi.
Una delle nostre zuppe più ricercate è quella di lenticchie (di nostra produzione), semplice, genuina, rustica e veloce. Ogni volta cerchiamo di renderla unica e diversa da quelle precedenti aggiungendo e arricchendola di nuovi elementi.
Di seguito vi riporto la ricetta completa della nostra zuppa base di lenticchie, alla quale potrete aggiungere qualsiasi ingrediente voi desideriate!
Ingredienti per 4 persone:
-100 grammi di lenticchie rosse
-200 grammi di pomodori maturi
-una carota media
-una cipolla
-una costa di sedano
-due cucchiai di olio extravergine d’oliva
-uno spicchio d’aglio
-qualche fogliolina di timo, rosmarino e maggiorana
-una foglia di alloro
-sale e pepe

Procedimento:
Mettete in ammollo le lenticchie in acqua tiepida per almeno 8 ore.
Sgocciolatele e sciacquatele, mettetele in una pentola con un litro e mezzo di acqua e cuocetele per un’ora circa.
Nel frattempo, fate soffriggere nell’olio, in una casseruola a parte, tutti gli odori e le erbe aromatiche, e aggiungete i pomodori tagliati a pezzi.
Una volta pronto il soffritto con i pomodori aggiungete le lenticchie, scolate dalla bollitura, un litro di brodo vegetale, regolate di sale, pepate e proseguite la cottura per circa 30 minuti.
Preparate nel frattempo delle fette di pane, tagliatele a cubetti, accendete il forno a 250°, distribuite i cubetti di 

pane su una teglia e infornate per circa 10 minuti, giusto il tempo che si dorino per bene i crostini.
Una volta pronta la zuppa, servitela ben calda con una sbriciolata di crostini sopra e un filo d’olio, e il gioco è fatto!

 

Un consiglio…
Se volete rendere il vostro piatto più appetitoso, nella prima fase di soffritto degli odori, aggiungete un pezzo di lardo o di pancetta, oppure aggiungete una sbriciolata di salsiccia e sentirete che bontà!

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