La ricetta delle Crespelle

Dopo aver parlato a lungo delle crespelle, ecco a voi la ricetta base!

Tempi di preparazione: 50 minuti
Difficoltà: facile
Ingredienti per: 4 persone
4 uova
200 gr di farina 00
1 pizzico di sale
50 gr di burro fuso
½ l di latte intero

Procedimento:
sbattete le uova, aggiungete il sale, il burro fuso, 1 dl di latte e la farina setacciata; mescolate il tutto con una frusta accuratamente, sino ad ottenere una pasta liscia e senza grumi, unite poi il resto del latte. Passate il composto al colino a maglia fine e lasciatelo riposare per una mezz’oretta in frigorifero, coperto con la pellicola trasparente. Versate una piccola quantità della pastella sul fondo della padella, precedentemente unta e ben scaldata, fate roteare la padella in modo da ottenere uno strato sottile del composto. Lasciate cuocere appena 10 secondi, poi staccate i bordi con la spatola, capovolgetela e cuocetela dall’altro lato per altri 5 secondi. Quindi adagiatela su un vassoio e la crespella è pronta per essere farcita e servita secondo la vostra fantasia!
Buon appetito!

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Le crespelle

Le famose crêpes francesi in Italia si chiamano crespelle (con varianti regionali, come ad esempio proprio qui in Abruzzo vengono chiamate scrippelle) e comunque conoscono diverse varianti a seconda dei Paesi nelle quali si cucinano: le blinis russe (con lievito), le tortillas messicane (senza uova), ecc. Tutte ricette che nascono dallo stesso principio di base: cucinare sottilissime frittatine (cotte in una padella o su una piastra), quasi trasparenti, che si possono farcire in innumerevoli modi, seguendo scrupolose e tradizionali ricette o semplicemente dando libero sfogo alla propria fantasia.
Questi “veli” di frittatine in realtà non nascono in Francia, ma hanno origine proprio in Italia. Gli storici sono infatti concordi nel rintracciare l’origine di queste frittatine a Roma, nel 472 d.C., quando papa Gelasio le “inaugurò”, secondo antiche cronache, in occasione della festa della Candelora (il 2 febbraio).
La ricetta di quel tempo era a base di farina di frumento “vecchia”, cioè ottenuta con la precedente mietitura, e uova. Il nome italiano che fu dato a questa pietanza deriva dalla parola crispus, cioè arricciato, perché quelle frittatine di sola farina e uova tendevano ad arricciarsi facilmente.
E pare proprio quindi, che quelle che oggi normalmente consideriamo come prelibatezze francesi importate poi successivamente in Italia, siano invece nate qui e arrivate oltralpe (dove l’impasto si è arricchito con burro e latte) grazie a qualche pellegrino che le aveva assaggiate e apprezzate in casa nostra. Le celebri crêpes Suzette, invece, condite con salsa all’arancio e Grand Marnier, sono una variante tutta francese e furono offerte per la prima volta alla bellissima attrice dell’Opéra Suzette, nel 1897 da Joseph, mâitre del ristorante Mariveaux di Parigi.
Oggi le crespelle sono, in un certo senso, utilizzate in maniera equivalente alla pasta, perché, essendo un elemento neutro, né dolce né salato, possono essere condite o farcite con diversi alimenti e sono quindi molto versatili. Anzi, si può dire che in questo senso superano di gran lunga la pastasciutta vera e propria, in quanto largamente impiegate anche come dolci: condite o farcite con gelato, frutta, liquori, marmellate e salse varie di pasticceria.
Nei primi piatti le crespelle possono avere mille formati, quadrate o tonde, arrotolate a cannolo, piegate a fazzoletto o a triangolo, ma anche presentate a fagottino chiuse con un laccio di porro, erba cipollina o spaghetto cotto, e possono essere condire in mille modi, ma di solito sono a base di besciamella densa aromatizzata a seconda del piatto che si sta preparando. La cottura avviene sempre in forno, dopo averle preparate con accuratezza in padella o sulla piastra, queste, una volta farcite, vengono disposte preferibilmente in una pirofila o in tegami di coccio monoporzione già su un letto di besciamella, così sistemate vengono poi velate di salsa, guarnite e cosparse di formaggio grattugiato, burro fuso e gratinate in forno per una decina di minuti a 200°.
Le crespelle devono essere servite ben calde e gratinate. I fagottini vengono generalmente scaldati in forno senza salsa, la quale verrà messa poi ben calda sul fondo del piatto da servire e non sulla crespella, così da darle visibilità. Per presentare le crespelle in modo originale si può sostituire parte della farina con farine particolari (di castagne, di ceci, farine integrali, di farro, di grano saraceno) oppure aromatizzando il composto con triti aromatici. Si può anche colorare l’impasto unendo erbe tritate, come il prezzemolo, gli spinaci, lo zafferano o ancora con il concentrato di pomodoro. In questo caso conviene presentarle a fagottino così da poterne apprezzare le caratteristiche cromatiche.
Per un’ottima riuscita delle crespelle seguite questi pochi consigli
– Realizzate un composto fluido, senza grumi, non troppo denso, in modo che possa essere ben distribuito sulla superficie della padella antiaderente;
– Fate riposare il composto per qualche minuto prima di usarlo;
– Riscaldate bene la padella o la piastra e ungetela leggermente,
– Versate nella padella una piccola quantità di pastella e lasciatela cuocere per pochi secondi in modo che la crespella resti chiara;
… e qui trovate la ricetta base con la quale potrete dare sfogo alla vostra fantasia!

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I tonnarelli alla melissa

Continuando il nostro viaggio tra le erbe aromatiche utilizzate da noi in cucina, come abbiamo già visto, abbiamo anche la melissa. Una pianta erbacea spontanea e perenne, della famiglia delle Labiateae, che cresce spontaneamente nell’Europa meridionale e nell’Asia occidentale.
Il nome “melissa” deriva dal greco e significa “ape”, e ciò potrebbe essere legato al fatto che il profumo della pianta attiri le api che ne succhiano il nettare. Le foglie della melissa sono caratterizzate da un aroma molto gradevole, simile al limone: anche per questo la pianta ha nomi popolari come “erba limona” o “erba cedronella”.
La melissa è utilizzata da migliaia di anni. Era infatti un elemento di cerimonie religiose nella civiltà di Efeso (nell’attuale Turchia), ed è citata come erba medicinale da Plinio il Vecchio. Durante il Medio Evo la melissa venne molto utilizzata come erba officinale, basti pensare che Carlo Magno ne ordinò la coltivazione nel giardino di ogni monastero del regno. L’alchimista Paracelso la definì elisir della vita e gli arabi la usavano come cura per la malinconia.
Infatti, steli, foglie e fiori della melissa vengono utilizzati anche in fitoterapia per le proprietà sedative, coleretiche, aromatiche, antivirali, antibatteriche e antinfiammatorie della pianta. Fiori e foglie essiccati vengono usati per preparare tisane, infusi e decotti. L’olio essenziale presente nelle foglie, in grado di rilassare il sistema nervoso, è inoltre molto utile in caso di mal di testa.
Le foglie di melissa (Melissa officinalis) hanno un aroma delicato e naturalmente dolce, che ricorda il limone e la menta, con un retrogusto rinfrescante. In cucina, le foglie fresche della melissa sono ottime per aromatizzare gelati e tisane, per arricchire insalate e insaporire ministre e carni, per aromatizzare piatti dolci e salati, salse, oli aromatici, marmellate e per preparare liquori casalinghi.
Con il suo aroma fresco e agrumato, è ottima sia in piatti a base di pesce e frutti di mare, che per mitigare l’aroma intenso di agnello e legumi.
La melissa è un ottimo accostamento per molte altre erbe aromatiche: perfetta con diverse varietà di menta, si sposa molto bene anche con il coriandolo fresco, di cui può mitigare l’aroma troppo intenso.
Noi abbiamo impiegato la melissa in un primo piatto fresco e tutto estivo, i tonnarelli alla melissa!
Ecco a voi la ricetta…
Tempo di preparazione: 15 minuti
Difficoltà: facile
Ingredienti per: 4 Persone

– 450 gr di tonnarelli
– 2 limone
– qualche foglia di melissa
– 10 gr burro
– 1 dl panna da cucina
– 1 cipolla bianca media
– sale
– pepe nero macinato

Procedimento:
Cuocete i tonnarelli al dente (la ricetta dei tonnarelli freschi potete trovarla nell’articolo “come fare la pasta fresca all’uovo”). Nel frattempo, grattugiate la scorza dei limoni e spremetene metà mettendo da parte il succo. Fate appassire nel burro la cipolla sbucciata e tritata finissima e appena ha raggiunto il colore dorato aggiungete il succo di limone. Fate ritirare, mescolando di continui e poi versate la panna, mescolate e aggiungete i tonnarelli appena scolati e fate saltare per un attimo a fiamma viva.
Spegnete il fuoco, unite la melissa tagliuzzata finemente, la scorza di limone grattugiata, e spolverizzate di pepe appena macinato, mantecate per qualche secondo e servite… ovviamente guarnendo con una foglia di melissa fresca!

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I tonnarelli cacio e pepe

I tonnarelli cacio e pepe, insieme alla pasta alla carbonara, sono un tipico primo piatto della cucina romana, un vero capostipite di tutte le pastasciutte. È una ricetta molto tradizionale ed antica, di quelle che non si sa la provenienza reale ma che solo i veri romani sanno preparare!
Una ricetta davvero semplice, per prepararla occorrono solo due ingredienti: il pecorino romano e il pepe nero macinato. Molti sostengono che il pecorino da utilizzare sia quello sardo, ma seguendo molte delle ricette tradizionali e riconosciute, il pecorino utilizzato è proprio quello romano. La cacio e pepe può essere preparata con gli spaghetti o con i tonnarelli, il tipico formato di pasta fresca all’uovo, caratterizzato da una forma quadrata che ben si presta a raccogliere questo semplice e saporito sughetto a base di cacio romano.
La cacio e pepe nasce in realtà, come molti dei piatti della nostra tradizione, come piatto povero dei pastori che migravano da una zona all’altra portandosi dietro provviste di cibo semplici da cucinare, e che si mantenessero a lungo!
Prima di preparare la nostra cacio e pepe vi lascio però qualche consiglio per realizzare questo piatto ricco di gusto, semplice e genuino!
– Quando cuocete la pasta all’uovo fresca, soprattutto se artigianale, evitate di aggiungere l’olio di oliva nell’acqua di cottura, risulterà sicuramente più buona e sarà impossibile che si attacchi;
– La temperatura dell’acqua aiuterà a sciogliere il pecorino in base alla sua stagionatura, più è stagionato il pecorino più l’acqua dovrà essere di temperatura elevata;
– Una volta aggiunti il cacio e il pepe evitate di rimettere la pasta sul fuoco vivo, in quanto si creerà solo un ammasso di formaggio colloso, evitando così di creare un sughetto cremoso;
– Evitate di aggiungere troppa acqua, altrimenti durante la mantecatura il pecorino tenderà ad aggrumarsi rifreddandosi. L’ultimo passaggio, quello della mantecatura, deve essere un passaggio molto veloce!
Ecco a voi la ricetta…

Tempo di Preparazione: 15 minuti
Difficoltà: molto facile
Ingredienti per: 4 persone

450 gr di tonnarelli
200 gr di pecorino romano
100 gr d’acqua calda
sale grosso
10 gr pepe nero macinato al momento

Procedimento:
Portate a bollore abbondante acqua. Salatela con una manciata di sale grosso e tuffateci dentro i tonnarelli (che potete fare voi seguendo la ricetta “come fare la pasta fresca fatta in casa”).
Nel frattempo, grattugiate il pecorino romano. Mettete l’acqua calda in una pentola antiaderente assieme al pecorino ed emulsionate con una forchetta, fino ad ottenere una salsa.
Scolate la pasta e versatela direttamente nella padella. Ricordatevi di conservare un mestolo di acqua di cottura della pasta.
Accendete il fuoco sotto la padella, aggiungete il mestolo d’acqua di cottura e iniziate a saltare il tutto. Quando i tonnarelli diventeranno belli cremosi, spegnete il fuoco e spolverizzate con abbondante pepe nero. Mescolate velocemente e impiattate.
Rifinite il piatto con altro pepe nero e una spolverata di pecorino e servite subito…. e buon appetito!

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La trippa al sugo

La trippa è un tipo di frattaglia usata in gastronomia e ricavata durante la macellazione dalle diverse parti dello stomaco del bovino e non, come molti credono, dall’intestino.
La trippa è un alimento consumato da lungo tempo: i greci la cucinavano sulla brace, mentre i romani la utilizzavano per preparare salsicce. Con questo alimento si preparano davvero tanti piatti, che ricalcano proprio un po’ tutta la tradizione della cucina italiana di un tempo. Oggi la trippa costituisce un alimento tradizionale di molte regioni d’Italia, in particolare della cucina veneta, romana, toscana e milanese, viene tagliata a strisce e quindi cotta in maniere diverse.
Oggi prepariamo la trippa al sugo, una ricetta tipica della cucina napoletana, romana e sarda e, anche se preparate in modo diverso, le ricette sono molto simili!
Per cucinare la trippa al sugo bisognerebbe utilizzare la polpa di pomodoro, che rende la trippa al sugo dall’aspetto gradevole e con un sapore equilibrato, ma se volete potete utilizzare anche la passata di pomodoro o i pomodori pelati, che danno consistenze e sapori diversi alla vostra trippa!

Difficoltà: facile
Tempi di preparazione: 1h e 30 minuti
Ingredienti per 4 persone:
500 gr di trippa
2 cucchiai d’olio extravergine d’oliva
200 gr di polpa di pomodoro
mezza cipolla
mezza carota
mezza costa di sedano
qualche foglia di basilico
mezzo bicchiere di vino bianco secco
sale
pepe

Come preparare la trippa al sugo:
Per preparare la trippa al sugo cominciate dalla pulizia della stessa, lavatela per bene sotto l’acqua corrente e fatela scolare.
Preparate intanto il trito aromatico di cipolla, sedano e carota, che metterete poi in un tegame e lascerete soffriggere con l’olio. Lasciate insaporire qualche istante a fiamma viva e infine aggiungete la trippa e fatela rosolare per qualche minuto, irrorate con il vino e lasciate che evapori completamente.
Aggiungete la polpa di pomodoro, il basilico e aggiustate di sale e pepe. Coprite con un coperchio e lasciate cuocere per circa un’ora a fiamma molta bassa.
Nei primi 45 minuti di cottura, tenete il tegame coperto con un coperchio, per poi toglierlo verso la fine della cottura, in modo che si ritiri il succo uscito dalla trippa stessa.

Consiglio:
Al momento di servirla aggiungete una spolverata di pecorino romano e il sapore sarà ancor più unico!

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I tagliolini agli asparagi

Approfittiamo di uno degli ortaggi di stagione più versatili in cucina, per un primo piatto dalla cremosità irresistibile: i nostri tagliolini agli asparagi.

Difficoltà: facile
Tempo di preparazione: 30 minuti
Ingredienti per: 4 persone
Tagliolini 500 g (puoi trovare la ricetta per fare i tagliolini nell’articolo su come fare la pasta)
Asparagi da pulire 400 g
Panna fresca liquida 150 g
Porro fresco 100 g
Olio extravergine d’oliva 2 cucchiai
Aglio 1 spicchio
Pepe nero q.b.
Timo q.b.

Come preparare i nostri tagliolini:
Per prima cosa mettete a bollire l’acqua in una pentola per far cuocere la pasta.
Iniziate poi a preparare gli asparagi: tagliando via la parte bianca più coriacea, pelate i gambi così da togliere i filamenti più duri, una volta puliti otterrete circa 300 g di asparagi, tagliateli a rondelle e lasciate da parte le punte.

Affettate finemente il porro e fatelo rosolare sul fuoco con dell’olio e uno spicchio d’aglio, aggiungendo poca acqua calda per non far asciugare troppo il soffritto. Eliminate l’aglio, e nel frattempo cuocete i tagliolini nell’acqua bollente, cuoceteli al dente, perché poi finiranno di cuocere direttamente nella salsa.
Proseguite intanto con la preparazione della salsa, e nella padella aggiungete quindi gli asparagi a pezzetti, salate, pepate e proseguite la cottura per alti 7-8 minuti, a questo punto versate la panna e lasciate amalgamare cinque minuti. Una volta trascorso il tempo di cottura frullate il tutto con il frullatore, fino ad ottenere una crema vellutata.

In una padella a parte mettete a rosolare le punte degli asparagi con un filo d’olio, rosolateli fino a che non saranno ben croccanti.
Lasciate restringere il condimento per un minuto, quindi scolate direttamente i tagliolini nella salsa, mescolate per insaporire e aromatizzate con del pepe. Spadellate ancora qualche istante e poi servite ben caldi i tagliolini con una spolverata di timo fresco e le punte degli asparagi rosolate.

 

 

Consiglio
Con l’aggiunta di qualche scaglia di parmigiano darete un tocco di sapore in più al vostro piatto!

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Gli asparagi

L’arrivo della Primavera è atteso con trepidazione da tutti gli amanti della Natura e, in modo particolare, dagli appassionati ricercatori di Asparagi selvatici. In effetti, una vera prelibatezza!
Gli asparagi sono ortaggi primaverili teneri e succulenti, estremamente ricchi di proprietà benefiche. Essi rappresentano una varietà perenne, la cui coltivazione in Europa ebbe inizio oltre mille anni fa.
L’Italia, insieme alla Francia ed alla Germania, ne è uno dei maggiori produttori a livello europeo. Scegliere di consumare asparagi significa dare la propria preferenza ad alimenti locali e di stagione, oltre che ricchi di proprietà benefiche utili a proteggere il nostro organismo dalle malattie.
Gli asparagi sono:
• Ricchi di vitamine
• Ricchi di Sali minerali
• Ricchi di fibre
• Depurano l’organismo e sono diuretici
• Sono antiossidanti
• Contribuiscono al buon funzionamento del sistema nervoso
• Sono antinfiammatori naturali
• Aiutano la digestione e migliorano le funzioni intestinali
Proprio grazie a tutte le loro proprietà, mangiare asparagi ci consente di ottenere una serie di benefici: tenere a bada la glicemia, assumere una buona dose di vitamine e sali minerali, avere un effetto diuretico e depurativo sull’organismo.

La varietà più comune degli asparagi è costituita da ortaggi di colore verde scuro o verde chiaro ma, a seconda delle zone d’Italia, possiamo trovare asparagi di colore bianco, rosa e viola. L’asparago bianco, che germogliando interamente sottoterra (e quindi in assenza di luce) ha un sapore delicato.
L’asparago violetto, dal sapore molto fruttato, è in realtà un asparago bianco che riesce a fuoriuscire dal suo sito e, vedendo la luce, quindi a sua volta attuando la fotosintesi, acquista un colore lilla abbastanza uniforme, ed ha un leggero gusto amaro.
L’asparago verde che germoglia alla luce del sole come quello violetto, ha però un sapore marcato e il suo germoglio possiede un gusto dolciastro. È il solo asparago che non ha bisogno di essere pelato; proprio come quello che troviamo in Abruzzo, dove è diffuso in modo particolare negli ambienti di macchia mediterranea e nei boschi termofili dalla pianura sino alla media collina.
È inoltre bene differenziare tra l’asparago coltivato (Asparagus officinalis) e l’asparago selvatico (Asparagus acutifolius) conosciuto anche come asparagina, la cui presenza può essere individuata in aree di campagna, pascoli e boschi.
In cucina si utilizzano i germogli verdi o bianchi dell’asparago, e per la loro preparazione, occorre tagliare le estremità legnose dell’asparago e togliere eventualmente la pelle bianca fino a 4 cm sotto il germoglio, od oltre nel caso di asparagi vecchi o particolarmente grandi.
L’asparago per essere consumato viene prima lessato con acqua salata per breve tempo oppure cotto a vapore; il tempo di cottura tipico per gli asparagi è di circa 5 minuti, nonostante possa variare a seconda dello spessore. Dato che il germoglio è più delicato della base dello stelo, i risultati migliori si ottengono legando insieme non troppo stretti gli steli in modo che solo la parte inferiore sia cotta in acqua bollente, mentre i germogli, fuoriuscendo dall’acqua, subiranno una cottura a vapore. Per preservarne il colore vivo gli asparagi verdi (così come per quasi tutte le verdure verdi) si possono raffreddare in acqua molto fredda immediatamente dopo la cottura.
L’asparago può essere servito in varie maniere e, a seconda delle tradizioni locali, esistono diverse preparazioni tipiche. Gli asparagi verdi in Italia sono spesso serviti facendoli saltare in padella previa lessatura, semplicemente con burro o burro e parmigiano (“asparagi alla parmigiana”). Inoltre, possono venire accompagnati da uova al burro e formaggio grattugiato o sode. Ma, gli asparagi possono essere usati per preparare risotti, zuppe, mousse o in vellutate, e sprigionare la propria fantasia!

Noi abbiamo proposto i tagliolini agli asparagi, un primo piatto ricco di gusto, ma soprattutto semplice e veloce da preparare!

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La coratella di agnello con i peperoni in agrodolce

Difficoltà: facile
Tempo di preparazione: 30 minuti
Ingredienti per: 4 persone

Ingredienti:
500 g di interiora di agnello
5 cipollotti piuttosto grandi
1 spicchio d’aglio
olio d’oliva
1 rametto di rosmarino
1 foglia di alloro
vino bianco per sfumare
sale e pepe
prezzemolo fresco tritato
200 gr di peperoni in agrodolce

Preparazione:
Affettate sottilmente i cipollotti e fateli appassire a fiamma bassa in una padella insieme all’olio, l’aglio tritato, il rosmarino e l’alloro.
Aggiungete le frattaglie, ben lavate e spurgate del loro sangue, asciugate e tagliate in piccoli cubettini. Rosolate il tutto a fiamma vivace e quando le frattaglie risultano croccanti, sfumate con il vino bianco, fate evaporare e a dieci minuti dal termine della cottura aggiungete i peperoni in agrodolce. Salate, pepate e prima di servire, aggiungete una spolverata di prezzemolo fresco!

Buon appetito!

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Le frattaglie in cucina

Le frattaglie in cucina
Piatti gustosi e poco conosciuti

Con il termine frattaglie si intendono le viscere interne commestibili asportate dalla carcassa dell’animale macellato, e costituiscono il cosiddetto quinto quarto alimentare. Le frattaglie bovine, ovine, suine, caprine ed equine si classificano in:
frattaglie rosse: fegato, cuore, rognone (reni), milza, polmoni, lingua:
frattaglie bianche: cervello, midollo spinale, animelle (insieme di ghiandole salivari, pancreas, timo), trippa (stomaco e parte superiore dell’intestino dei ruminanti), coratella (varia da regione a regione e può comprendere fegato, cuore, polmoni e reni).
Le frattaglie storicamente venivano utilizzate dalle classi meno abbienti in ricette divenute nel tempo piatti tipici della cucina popolare (come la coda alla vaccinara, i maccheroni alla pagliata, i fegatelli nella rete, la trippa alla romana, la coratella, ecc.).
Le frattaglie, oltre ad essere convenienti, sono ricche di proteine ad alto valore biologico, ma devono essere consumate freschissime perché tendono ad alterarsi facilmente per l’azione enzimatica e dei microrganismi.
Dal punto di vista gastronomico sono molto ricercati il cervello e il fegato, anche se quest’ultimo, pur presentando un alto valore nutritivo, è sede delle principali reazioni metaboliche dell’organismo, diventando luogo di accumulo di eventuali sostanze tossiche nocive. Dall’altra parte, il cervello va utilizzato con parsimonia, in quanto molto ricco di grassi e colesterolo.
Le frattaglie sono un piatto gustoso nonostante non siano tagli pregiati, e sono prevalentemente utilizzate nelle cotture al salto, al forno e in umido.
Nella nostra cucina abbiamo due piatti contenenti le frattaglie: la trippa di bovino al sugo, e la coratella di agnello con i peperoni in agrodolce. Due piatti gustosi, saporiti, tipici della nostra cucina locale abruzzese e genuini.
La corata o coratella è un piatto tradizionale del periodo pasquale: è un secondo realizzato con le frattaglie di agnello e in particolare con i polmoni, la milza, i reni, le animelle e il cuore, rigorosamente freschi e consumati appena ci vengono consegnati nel nostro ristorante.
Noi utilizziamo servire la coratella come antipasto, ed è difficile dire quale sia la versione abruzzese di questo piatto. Probabilmente ogni famiglia legata alla tradizione pasquale della coratella tramanda una ricetta propria. Molti aggiungono il pomodoro ad esempio, altri i carciofi, come nella tradizione romana. Noi nella nostra cucina aggiungiamo i peperoni in agrodolce!
L’ingrediente immancabile è ovviamente la cipolla, che deve essere abbondante, senza prevalere nel gusto.
La nostra coratella viene soffritta a fiamma vivace fino a che ogni pezzetto diventa un bocconcino quasi croccante fuori con un cuore morbido.

Prova la ricetta della nostra coratella!

 

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Il nostro Hamburger Vegano

La dieta vegana, o meglio la filosofia alimentare adottata dai vegani, prevede che non si mangino carne e pesce, come nella dieta vegetariana, ma in più non sono consumati neppure derivati dagli animali come ad esempio uova e formaggi. Alla base di questa scelta c’è il rispetto totale nei confronti degli animali e il rifiuto di qualsiasi violenza perpetrata ai danni degli esseri viventi.
Noi abbiamo creato dei piatti esclusivamente vegani, per cercare di andare incontro alle esigenze dei nostri clienti. Uno dei nostri piatti vegani è l’hamburger, accompagnato da chips di patate (di nostra produzione), e una bruschetta al pomodoro.
Con un contorno di patatine quindi e con le salse giuste nessuno può resistere a un buon hamburger vegano! Gli hamburger vegetali, che non sono altro che delle grandi polpette schiacciate, sono un piatto semplice, ma che può essere sempre molto originale da preparare dando spazio alla creatività e alle infinite combinazioni di sapori.
Le variazioni sono praticamente infinite: la scelta da prediligere è quella di creare un hamburger dall’apporto di nutrienti bilanciato. Per un pieno di proteine, gli hamburger di quinoa e lenticchie sono perfetti, oppure una combinazione di seitan e fagioli rossi, o ancora tofu e spinaci. Se invece si vogliono mangiare le verdure in modo diverso, gli hamburger sono una variante decisamente sfiziosa: pensiamo agli hamburger di zucchine, di cavolfiore o di melanzane solo per farne alcuni esempi.
Noi per i nostri hamburger vegani abbiamo introdotto nella nostra cucina la quinoa, una pianta originaria del Sud America, dal sapore e la consistenza eccezionale, un ottimo energizzante naturale. È un finto cereale che fa molto bene, nutre tanto e ingrassa poco! Si tratta di piccoli semini simili a quelli di sesamo, ma tondi, che cuocendosi si gonfiano diventando una specie di cous cous molto leggero.
Potete utilizzare la quinoa per preparare delle fantastiche zuppe di verdure, legumi e cereali o per arricchire un’insalata fredda, oppure proprio per gli hamburger vegani, come facciamo noi!

Difficoltà: facile
Tempo di preparazione: 30 minuti
Ingredienti per 4 hamburger vegani:
– 100 gr di quinoa
– Un cucchiaio di semi di chia
– 250 gr di zucchine
– 130 gr di patate
– 130 gr di carote
– 2 cucchiai di pangrattato
– Sale e pepe

Procedimento:
Come primissima cosa, preparate la quinoa. Mettetela in uno scolino e lavatela sotto il getto dell’acqua corrente. In una casseruola fate bollire 200 ml di acqua. Aggiungete la quinoa, fatela bollire a fuoco dolce per 10 minuti. Passati i 10 minuti, aggiungete i semi di chia e lasciate cuocere per altri 5 minuti. Spegnete il fuoco e lasciate riposare per 5 minuti.
Fate bollire la carota, la patata e la zucchina che avete precedentemente tagliato a tocchetti, devono cuocere finché non saranno molto morbide.
In una ciotola, schiacciate bene con una forchetta le verdure, aggiungete la quinoa, un pizzico di sale, il pepe e il pangrattato. Impastate bene con le mani fino a raggiungere un composto omogeneo ed uniforme.
Formate 4 palline con le quali formerete 4 hamburger, semplicemente schiacciandoli leggermente.
Se preferite una cottura light, il forno è il metodo più indicato. La cottura consigliata è a 180° (max 200°), su una leccarda ricoperta con carta forno, in forno statico, in modo che gli hamburger non si secchino, fino a quando non si saranno dorati da entrambe le parti. Altrimenti, se avete voglia di qualcosa di più goloso, potete cuocerli in padella con un filo d’olio extravergine d’oliva per 5/6 minuti per lato, fino a quando non si sarà formata una leggera crosticina. Per ottenere una via di mezzo invece, per non sentirci troppo in colpa friggendo, prima di infornare gli hamburger potete spennellarli in superficie con un po’ d’olio.

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